martedì 15 maggio 2018

#SPILLI / I due GialloVerdi: Sprovveduti & Arroganti (M. Ferrario)

«Stanno cambiando i riti della politica: si discute prima delle questioni che riguardano gli italiani e poi anche, parallelamente e in conclusione, di quelli che saranno gli esecutori delle soluzioni da dare agli italiani». (Luigi Di Maio, dopo l'incontro con il capo dello Stato, 14 maggio 2018).

Scrive il 'Corriere della Sera' (rubrica, non firmata, 'la parola', 15 maggio 2018):
«In realtà al presidente del Consiglio la Carta - che ne descrive la figura agli articoli 92, 93, 95, 96 - conferisce lo status di organo costituzionale e un'autonomia di rilevanza, facendone il centro nevralgico dell'intera attività di governo. Il premier concorre alla definizione dell'indirizzo politico amministrativo dello Stato, dirige la politica generale e ne è il responsabile, promuove e coordina l'attività dei ministri. Da titolare di un potere di direzione della compagine governativa è autorizzato a svolgere ogni iniziativa per mantenere omogeneità nell'azione comune della coalizione».

Da chi ha giustamente combattuto la pessima riforma costituzionale proposta da Renzi, contribuendo in modo determinante al suo affossamento con la vittoria del No al referendum del 4 dicembre 2016, ci si dovrebbe aspettare un comportamento più rispettoso della Costituzione. 
Questa volgare riduzione della funzione di presidente del Consiglio a semplice 'esecutore' della volontà di due leader che 'se lo nominano', sperando nella acquiescente complicità passiva del capo dello Stato, indica chiaramente, se non una completa ignoranza, quanto meno una sottovalutazione, quando non una evidente strafottenza dei principi costituzionali.

Saranno anche 'nuovi' i riti che la tanto strombazzata terza Repubblica dovrebbe inaugurare con il tanto strombazzato 'governo del cambiamento'. Ma la dichiarazione rilasciata da Di Maio, dopo oltre due mesi di consultazioni a vuoto, per provare a giustificare i tempi da sfinimento di un patto ancora in alto mare, è la conferma, ennesima, che il 'nuovo' non è di per sé sinonimo di positivo e che il 'vecchio', prima di essere 'rottamato' con superficiale e stupido orgoglio da sedicenti innovatori, andrebbe quanto meno conosciuto.

La superficialità (per usare un eufemismo) con cui la coppia gialloverde si sta muovendo nel tentativo, sempre più somigliante a un bluff, di siglare un 'contratto-che-non-è-un'alleanza' (ma non può essere che un'alleanza), è ulteriormente e incredibilmente accresciuta dall'idea che la scelta del futuro possibile capo del governo sia tanto secondaria rispetto agli impegni concordati, al punto che, se l'intesa andasse in porto, il prescelto si troverebbe a dover svolgere il suo ruolo di responsabile chiave delle politiche del governo, catapultato dentro impegni (addirittura di legislatura) frutto di un processo cui non ha partecipato e di cui quindi non ha avuto la possibilità di condividere nulla. (*)

Corre la battuta 'dilettanti allo sbaraglio'. 
La sostituirei con 'Sprovveduti&Arroganti': e, dunque, un suicidio annunciato. 
Un suicidio 'loro', ma anche e soprattutto, data la pericolosa funzione politica che la coppia si è assunta, 'nostro'.
E la mancanza di laurea, o l'uso approssimativo del congiuntivo, non c'entrano proprio nulla.

*** Massimo FERRARIO, I due GialloVerdi: Sprovveduti&Arroganti, per Mixtura - (*) Sul punto vedi anche M. Ferrario, Governo, il peccato organizzativo di origine, 'Mixtura', 11 maggio 2018, qui


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