mercoledì 17 gennaio 2018

#RITAGLI / 10 vaccini, la giusta scelta sociale (Fabrizio Pregliasco)

[D: Professor Pregliasco, i Cinque Stelle e la Lega sostengono che i quattro vaccini obbligatori prima della legge Lorenzin erano più che sufficienti. Cosa risponde?]
Il concetto dei 'quattro vaccini obbligatori più che sufficienti' è del tutto opinabile. Si tratta di valutare il vantaggio che deriva dalla protezione di alcune malattie per tutta la comunità. Bisogna togliere di mezzo il complottismo che alcuni politici alimentano attorno ai vaccini. È importante sottolineare che i vaccini di cui parliamo sono stati sottoposti a trial clinici, a un meccanismo di valutazione chiamato Health technology assessment (Hta) e hanno ricevuto l'approvazione sia in Italia che all'estero.
Per ognuno di questi vaccini è stata condotta una strategia vaccinale che prevede obiettivi e indicatori di risultato. Ma sempre partendo dal fatto che a monte ci sono una constatazione del dato scientifico e un parere favorevole della farmacovigilanza internazionale. Non si tratta assolutamente di materiale sperimentale, ma di vaccini che sono autorizzati anche in Europa, in America e nel mondo.

[D: Tutti questi vaccini servono per il bene della comunità?]
La decisione politica di renderli obbligatori si basa su una valutazione positiva ottenuta tramite Health technology assessment, un approccio multidimensionale e multidisciplinare per l'analisi delle implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia attraverso la valutazione di più dimensioni quali l'efficacia, la sicurezza, i costi, l'impatto sociale e organizzativo. L'evidenza di questa modalità di valutazione Hta è di opportunità di costi e beneficio che si attendono dall'introduzione di questi vaccini.

[D: I critici respingono il concetto dell'obbligatorietà. Le cosa ne pensa?]
Il dissenso, comprensibilmente, riguarda soprattutto l'approccio forzoso della legge. È chiaro che l'approccio della condivisione e dell'alleanza terapeutica sarebbe preferibile agli obblighi, e deve restare l'obiettivo per il futuro. Anche la legge attuale insiste sulla necessità di rafforzare la comunicazione per aumentare il livello di informazione e consapevolezza tra i cittadini.
Non bisogna però dimenticare che le considerazioni che hanno portato all'obbligatorietà si basano su dati scientificamente dimostrati. Le basi scientifiche riguardano ben tre assunti: i trial clinici, la valutazione Hta dei risultati attesi e la necessità di garantire l'immunità di gregge.

[D: Ripeterlo non è mai abbastanza. Quanto è importante garantire l'immunità di gregge?]
Chi dice che l'effetto gregge è una bufala dice una bestialità enorme. È chiaro che l'obbligo non è necessario per il singolo, ma diventa opportuno quando si parla del bene della comunità. Al singolo viene chiesto un atto di solidarietà verso la comunità, laddove c'è l'opportunità di ridurre i costi sociali delle malattie.
È bene sottolineare che non tutti i vaccini hanno questo effetto gregge. Per il tetano, ad esempio, la copertura al 100% è un'opportunità perché si tratta di una malattia mortale. Per le malattie contagiose e trasmissibili si fa un discorso di costi sociali e sicurezza per cui i benefici diventano sistematici.

[D: Soffermiamoci un attimo su questi costi sociali...]
Quando parliamo di costi sociali intendiamo sia l'impatto della malattia sulla vita delle persone, in termini di sofferenza e anni di vita persi, che i costi sanitari che gravitano attorno alle stesse. Per l'interesse della comunità, è importante ridurre i costi sociali di patologie che possono anche sembrare banali, come il morbillo e l'influenza. Prendiamo il caso del morbillo: è una malattia percepita come banale, ma i suoi costi sociali sono potenzialmente molto alti.
Mi preme ricordare che la legge sui vaccini è stata votata a larga maggioranza da un Parlamento democraticamente eletto. La Consulta ne ha confermato la costituzionalità dopo le contestazioni della Regione Veneto. La Corte costituzionale, in particolare, ha riconosciuto che la scelta del legislatore è volta a tutelare la salute individuale e collettiva, ed è fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie.

[D: Quali rischi corriamo se sui vaccini si fa un passo indietro?]
La scienza ci dà questa opportunità e questa metodologia di utilizzo. Poi è ovvio che ci sono opzioni politiche di fronte alle quali l'elettore è posto. È una decisione politica quella di dire 'chissenefrega dei costi sociali ed economici, io non mi fido, voglio più sicurezze'. Si può scegliere di non volere la solidarietà, di non spingere affinché i cittadini si prendano cura della comunità. Chi cavalca questi sentimenti fa emergere della paure infondate e alimenta una cultura basata sul timore e sul sospetto.
Il punto è molto semplice: la comunità rischia il riemergere di patologie con costi sociali e sofferenze che potrebbero essere evitate. Se non si coglie l'opportunità di abbassare questi rischi con un piano di pianificazione e vaccinazione, torniamo indietro. Possiamo farlo, è una scelta politica. Basta esserne consapevoli.

*** Fabrizio PREGLIASCO, virologo dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, intervistato da Giulia Belardelli, “Dieci vaccini sono la giusta scelta sociale”. Intervista al virologo Fabrizio Pregliasco, 'HuffPost', 16 gennaio 2017, qui


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