sabato 9 dicembre 2017

#SENZA_TAGLI / Il dono del trauma (Roberto Ruga)

Anche un evento traumatico come l’infarto, con tutto ciò che ne consegue, può “donare” qualcosa.

La Psicotraumatologia studia proprio le modalità con cui gli esseri umani reagiscono a questi eventi dolorosi. Esistono persone che dopo essere sopravvissute al cancro lo definiscono la miglior cosa che sia loro successa.

Come è possibile? La mente funziona sulla base del principio di compensazione, in virtù del quale la persona che scopre in sé un difetto, può sentire una spinta molto forte a compensare la propria mancanza attraverso lo sviluppo eccezionale di altre abilità. Già negli anni 80 si indagavano gli aspetti positivi conseguenti ad eventi negativi, come diagnosi di gravi malattie, lutti, incidenti, abusi sessuali, disastri, calamità naturali.

Oggi possiamo definire la crescita postraumatica un processo cognitivo conseguente a un trauma in cui la devastazione psichica e il senso di confusione che ne deriva forniscono un’opportunità per costruire nuove opportunità, ovvero nuove modalità di pensiero in almeno tre aree principali: cambiamento della percezione di sé, nelle relazioni interpersonali e nella filosofia di vita. Ne risulta un senso di potenziamento delle proprie capacità e un cambiamento nelle relazioni sociali, che si traduce in una maggiore vicinanza ed apertura agli altri (partner e famiglia).

Il senso di vulnerabilità, inoltre, può aumentare l’espressione di emozioni, l’accettazione di un aiuto, l’empatia, la compassione e l’altruismo per altri che vivono simili situazioni. Il dono del trauma (il termine tecnico è “resilienza”) è una conoscenza così profonda a livello affettivo dell’evento che nessun altro può avere; non di meno, fornire aiuto ad altri è salutare e può rinforzare il senso di competenza. Ecco che il trauma può rendere le persone più sagge, nel senso di un maggiore apprezzamento per la vita, di una migliore considerazione delle sue priorità, di una più efficace gestione delle difficoltà.

Quando un’avversità colpisce l’individuo a livello fisico e psicologico la persona può soccombere, oppure può riportare ferite ma sopravvive, ritornando ad un livello di funzionamento simile a quello precedente il trauma stesso. In quest’ultimo caso l’evento traumatico viene percepito come una sfida piuttosto che una minaccia: il concetto di sfida indica che c’è qualcosa da guadagnare. Non a caso, alcune ricerche hanno evidenziato che cuccioli o bambini che hanno avuto delle complicazioni fisiche durante la nascita o la prima infanzia, presentano un migliore adattamento allo stress ed una migliore salute fisica. Non sarebbe l’evento di per sé a condurre alla crescita ma il grande sforzo teso a contrastarlo costruttivamente, attraverso la riflessione. L’aspetto costruttivo include la ricerca di un significato e l’attenzione ai cambiamenti del sé, nel momento del disimpegno, cioè nel momento i cui avviene una battaglia interna fra vecchi e nuovi schemi mentali. L’ultima fase è quella in cui la persona cerca attivamente di trasformare una tragedia in un trionfo.

*** Roberto RUGA, psicologo e psicoterapeuta, facebook, 4 dicembre 2017, qui


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