lunedì 9 ottobre 2017

#MOSQUITO / Musulmani e jihadisti (Federico Rampini)

È giusto, in prima istanza, lo slogan «Not in my name» usato in Francia e altrove dai manifestanti musulmani contro il jihadismo. «Non in nome mio» significa che i terroristi non devono appropriarsi dell’Islam, uccidere nel nome di una religione che non li giustifica affatto, una religione praticata peraltro da una maggioranza di non violenti. Ma dopo i cortei, una volta che si torna a casa, in famiglia e nelle moschee, il passaggio successivo esige che le comunità islamiche aprano una riflessione e una discussione su un altro tema: «Why in my name?». Perché nel mio nome? Perché i terroristi si chiamano Stato Islamico, perché il loro richiamo è proprio a quella religione? Rispondere a questo non chiama in causa solo gli esegeti, le autorità religiose o gli storici. Chiedersi «perché nel mio nome» significa affrontare le zone di contiguità fra i jihadisti e una parte dell’Islam moderato, non violento e pacifico (...).

*** Federico RAMPINI, 1956, giornalista e saggista, Il tradimento. Globalizzazione e immigrazione, le menzogne delle élite, Mondadori, 2016
https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Rampini


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