martedì 31 ottobre 2017

#PIN / Perfezione, miglioramento (MasFerrario)

twitter, 12 settembre 2012

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#HUMOR / Piede sinistro (Danilo Galli)

(via pinterest)
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#FOTO / Parigi, anni 50 (Édouard Boubat)

Édouard BOUBAT, 1923-1999
fotografo e giornalista francese

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#SCRITTE / Internet e cabernet

(via pinterest)

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#FOOD_AND_BEVERAGE / Boccali di birra

(via pinterest)

° ° °

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / A l'unico amico (Marcello Marchesi)

Vieni a trovarmi 
se puoi 
fra un taxi e una telefonata 
un contratto 
e un’arrabbiatura 
tra un giornale e una preghiera 
tra un film e un aperitivo 
vieni a trovarmi 
finché son vivo 
una mattina 
una sera 
scambiamoci un sacco 
d’idee sbagliate 

invecchiamo un’ora insieme.

*** Marcello MARCHESI, 1912-1978, scrittore, sceneggiatore, regista, paroliere, attore, A l'unico amico, da Il dottor Divago, Bompiani, 2013
https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Marchesi


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#MOSQUITO / Aborto e eutanasia, no ma (Dalai Lama)

In generale, l'aborto è negativo, perché è un omicidio. L'altro giorno ho letto qualcosa a proposito dei diritti umani dei feti. Nella prospettiva buddhista è una grande verità, perché anche il feto non nato è considerato un essere senziente, un essere vivente. 
Ad esempio, uno dei precetti fondamentali per un monaco o per una monaca che ha ricevuto pieni ordini è di non uccidere un altro essere umano. Se un monaco o una monaca che ha ricevuto l'ordinazione completa uccide un feto non nato, infrange questo voto di base. Ma, di nuovo, l'ottica fondamentale del buddhismo è di interpretare ogni evento in base alle circostanze. Si può generalizzare, ma si presenteranno sempre casi eccezionali, tra i quali bisogna considerare anche l'eutanasia. È ovvio che, in generale, l'aborto deve essere evitato, ma in determinate e specifiche circostanze può essere una scelta comprensibile… per esempio, se le vite della madre e del bambino fossero in pericolo, o se si presentassero conseguenze molto negative per la famiglia. 
Uguale è il discorso sull'eutanasia. Nell'ottica buddhista, se tenere in vita un paziente fosse molto costoso e creasse difficoltà alla sua famiglia, se non ci fosse nessuna speranza e il paziente restasse in coma senza attività cerebrale, la si potrebbe accettare. Invece, se la famiglia avesse denaro a sufficienza e se volesse tenere il paziente in vita, ne avrebbe pieno diritto. Ma se le circostanze sono tali da creare molti problemi, allora l'eutanasia, in questi casi eccezionali, può essere possibile. E ugualmente l'aborto in particolari circostanze è possibile; ma è necessario giudicare sul momento, caso per caso: questo è in generale l'approccio buddhista.

*** DALAI LAMA (Tenzin Gyatso), 1935, XIV Dalai Lama, L'arte di essere pazienti, Beat Edizioni, 2011


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lunedì 30 ottobre 2017

#FAVOLINE / Un collaboratore dipendente (MasFerrario)

Twitter, 18 settembre 2013

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#NATURA_MORTA / Julian Merrow-Smith, Pierre Bonnard, Renato Guttuso

 Julian Merrow-Smith, 1959
artista britannico
(via pinterest)

° ° °

Pierre Bonnard, 
dipinto del1942
(via pintererst)

° ° °
Renato GUTTUSO
dipinto del 1941-1942
(via pinterest)

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#CIT / Rigore e creatività (Gregory Bateson)

citazione da Giorgio Nardone
Problem Solving strategico da tasca
L'arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili
Ponte alle Grazie, 2013

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#FOTO / Giochi (Sergio Larrain)

Sergio LARRAIN, 1931-2012
fotografo cileno
(via pinterest)

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#MOSQUITO / Speranza, la base per la sopravvivenza (Henning Mankell)

La speranza che qualcosa vada in porto, che qualcosa passi, che qualcosa trovi una spiegazione, che qualcosa di potenzialmente doloroso non si verifichi. Dobbiamo alimentarla continuamente, a discapito dello sconforto. Senza speranza viene a mancare la base per la sopravvivenza. Vale per chi ha il cancro come per tutti gli altri.

*** Henning MANKELL, 1948-2015, scrittore svedese, Sabbie mobili. L'arte di sopravvivere, Marsilio, 2015


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#SGUARDI POIETICI / Paesaggio in movimento (Hilde Domin)

Si deve saper andare via
e tuttavia essere come un albero:
come se le radici rimanessero nel terreno,
come se il paesaggio si muovesse e noi restassimo fermi.
Si deve trattenere il fiato,
finché si calma il vento
e l’aria estranea inizia a girarci intorno,
finché il gioco di luci e ombre,
di verde e di blu,
crea gli antichi disegni
e siamo a casa,
ovunque essa sia,
e possiamo sederci e appoggiarci,
come se fossimo alla tomba
di nostra madre.


*** Hilde DOMIN, 1909-2006, scrittrice e poetessa tedesca, Paesaggio in movimento, da Con l'avallo delle nuvole, Del Vecchio Editore, 2011, segnalata in 'poetarumsilva', 29 maggio 2011, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Hilde_Domin


Testo originale (Ziehende Landschaft)
Man muß weggehen können
und doch sein wie ein Baum:
als bliebe die Wurzel im Boden,
als zöge die Landschaft und wir ständen fest.
Man muß den Atem anhalten,
bis der Wind nachläßt
und die fremde Luft um uns zu kreisen beginnt,
bis das Spiel von Licht und Schatten,
von Grün und Blau,
die alten Muster zeigt
und wir zuhause sind,
wo es auch sei,
und niedersitzen können und uns anlehnen,
als sei es an das Grab
unserer Mutter.

#SENZA_TAGLI / Bambini all'uscita da scuola, lo scaricabarile (Riccardo Lestini)

Sono sconvolto, e non poco, da come la questione sull'accompagnamento dei ragazzi delle medie all'uscita di scuola si sia ingigantita fino a diventare un autentico affare di Stato. 
A turbarmi non è ovviamente il fatto che se ne parli (anzi, che la scuola torni al centro delle discussioni non posso che auspicarlo con tutto me stesso), ma la pochezza e la meschinità del dibattito. 
Perché a rendere così infuocata, sentita e cruciale la faccenda, non è affatto la preoccupazione circa la sicurezza dei nostri ragazzi. Se così fosse si discuterebbe anche (e soprattutto e prima di tutto), con lo stesso piglio e la stessa eco, del numero abnorme di scuole ancora prive delle necessarie misure antisismiche, del numero incalcolabile di scuole ancora non in regola con le più elementari norme di sicurezza. 
Al contrario, a muovere questo dibattito fino a farlo diventare affare istituzionale, altro non è che la logica dello scaricabarile, la necessità e la smania di sgravarsi da qualsiasi responsabilità. La scuola non vuole essere responsabile di ciò che accade un metro fuori dall'edificio scolastico e allora chiama in causa le famiglie, che a loro volta insorgono e portano la questione dal provveditore che la rimpalla al ministro, al governo, alla cassazione. E così via. 
Un circuito kafkiano reso ancora più paradossale dall'oggetto della discussione. Non si sta parlando dei tagli alla scuola pubblica, della mancanza di strutture, della girandola di supplenti, di un'istruzione spesso inadeguata sotto ogni aspetto. Si sta parlando di adolescenti che tornano a casa da soli. O che da soli percorrono i trenta metri che separano il cancello di scuola dallo Scuolabus. Un problema sinceramente minore. Forse inesistente. 
Perché che un ragazzo si faccia male all'uscita da scuola è successo e succederà, quale che sia la normativa in materia (e lasciamo stare le disgrazie, che per fortuna, almeno in questo caso, non rientrano nella casistica e non saranno certo impedite da chissà quale legge restrittiva). 
Soprattutto, per un adolescente, il tornare a casa da solo dovrebbe essere una conquista. In termini di crescita, di indipendenza e, soprattutto, di responsabilità. Quella stessa responsabilità che la scuola, in maniera diversa e complementare rispetto alla famiglia, dovrebbe essere in grado di insegnargli. 
Ma come è possibile insegnare ai nostri ragazzi a essere cittadini responsabili di sé stessi e degli altri se noi adulti non sappiamo fare altro che rifiutare di assumere qualsiasi tipo di responsabilità?

*** Riccardo LESTINI, scrittore, regista, insegnante, 'facebook', 29 ottobre 2017, qui


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domenica 29 ottobre 2017

#FAVOLINE / Un Grande Manager (MasFerrario)

Twitter, 18 settembre 2013

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#QUADRI / Diego Rivera, Ira Tsantekidou

Diego Rivera, 1886-1957
pittore e muralista messicano
(via pinterest)

° ° °

Ira Tsantekidou, 1967
artista greco-tedesca
(via pinterest)

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#SPOT / Manipolazione tv

(via pinterest)

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#HUMOR / Se una donna ti dà ragione

(via pinterest)

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#PUBBLICITA' VINTAGE / Asti Calissano, Birra Poretti, Aperitivo Martini

Asti Calissano
Achille Luciano Mauzan, 1883-1952
pubblicitario, illustratore, pittore francese
(via pinterest)

° ° °

Birra Poretti
Ludovico Cavaleri, 1867-1942
pittore, illustartore
(via pinterest)

° ° °

Aperitivo Martini
(via pinterest)

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#FAVOLE & RACCONTI / L'Occidente si è perso (M. Ferrario)

"Attenzione, attenzione. L'Occidente si è perso. Chi lo trovasse è pregato di riportarlo alla cassa", annuncia l'altoparlante del centro commerciale.

Una bimba ascolta il messaggio, si guarda in giro con circospezione e intravvede l'Occidente tra gli scaffali: sta vagando, frastornato e con lo sguardo allucinato, tra le corsie del supermercato. 
Non ha in mano nulla, e si tiene stretto il nulla che ha in mano lasciandosi condurre docilmente alla cassa.

La cassiera sorride e fissa l'Occidente negli occhi: ebeti e stralunati.
«Finalmente, caro signore, ma dov'era finito?».

L'Occidente non risponde: è assorto e si guarda le mani chiuse a riccio per nascondere il tesoro.
«Tra gli scaffali», interviene la bambina. «Dice che finalmente l'ha trovato. Ma non mi ha detto cosa».

L'Occidente guarda la cassiera senza vederla.
E' assente.
Poi sembra riaversi.
Farfuglia. 
«Il senso della vita, signorina. L'ho sempre cercato e ora l'ho qui: è mio, solo mio, e nessuno me lo ruberà.»
E indica tra le mani il nulla che nasconde con una mano sul petto.

La cassiera indugia: non sa quale prezzo battere, né per cosa.

Ma l'Occidente, tutto compunto, ossequioso e felice per aver trovato finalmente ciò che cercava da una vita, insiste:
«Il senso della vita, signorina. Lo vede? Ce l'ho qui, stretto in pugno. Finalmente.»
E ripete:
«Ora è mio, solo mio. Nessuno me lo porterà via. Quant'è, signorina? Posso pagare. Qualunque cifra. Pago con carta di credito: le ho tutte».

E' abituato, l'Occidente. 
Nella sua ossessiva pulsione di avere, quando non ruba a chi ha (ma pure a chi non ha), paga sempre con carta di credito tutto il nulla che compra.

La cassiera fa un cenno alla caporeparto.
Arrivano due vigilanti: un asiatico e un africano.
«Non importa», dicono con gentilezza all'Occidente. «Tenga pure le sue carte di credito».

Lui non capisce: gli occhi fissi, imbambolati.
Ma si fa accompagnare all'uscita senza opporre resistenza.
Fuori c'è un'ambulanza che lo aspetta.

*** Massimo Ferrario, L'Occidente si è perso, 2005-2017, inedito per Mixtura 


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#SGUARDI POIETICI / Le fiaccole (Edith Irene Södergran)

Voglio accendere le mie fiaccole sulla terra.
La mia fiaccola starà
In ogni cortile notturno
Sulle Alpi, dove il cielo è malinconia.
O mia fiaccola, illumina il volto di chi è impaurito,
di chi ha pianto, di chi è turbato di chi si è lordato.
Un dio dolce vi porge la mano:
senza bellezza l’uomo non vive un attimo.


*** Edith Irene SÖDERGRAN, 1892-1923, poetessa finlandese di lingua svedese, Le fiaccole, da La luna e altre poesie, Via del Vento edizioni, 2002,  segnalato in 'goodreads', 11 aprile 2013, qui


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#MOSQUITO / Tutto ha un prezzo (Epitteto)

25. A qualcuno è stato riservato più onore che a te durante un banchetto, in un’espressione di saluto oppure nella richiesta di un consiglio? Se questi sono beni, devi rallegrarti che li abbia ottenuti; se invece si tratta di mali, non crucciarti di non averli conseguiti. E ricorda che, se non fai come gli altri per raggiungere cose che non rientrano in nostro potere, non puoi certo pretendere eguali risultati. [2] Chi non bussa alla porta di questo o di quello come può ricevere lo stesso di chi vi si presenta? Se non ti accodi a qualcuno, se non lo lodi, come puoi avere altrettanto di chi sta nel corteggio e adula? Sarai ingiusto e incontentabile se invece di pagare il prezzo al quale si vende questa merce pretenderai di averla gratis. [3] Quanto costa un cespo di lattuga? Un obolo, poniamo. Ora, se uno paga un obolo e compra la lattuga, mentre tu l’obolo non lo sborsi e la lattuga non la compri, non puoi pensare di aver meno di lui: lui ha la lattuga, ma tu hai l’obolo che non hai speso. [4] Altrettanto vale anche nel nostro caso. Qualcuno non ti ha invitato a banchetto? Evidentemente non avevi versato all’ospite il corrispettivo della cena. Quello vende la cena in cambio di elogi, di servigi: se lo trovi conveniente, pagagli il prezzo che chiede. Ma se pretendi di non versarglielo e di prendere lo stesso la merce, sei incontentabile e sciocco. [5] Al posto della cena, allora, non ti resta nulla? Sì: ti resta il fatto di non aver elogiato qualcuno che non volevi elogiare, di non esserti piegato a quello che succede all’ingresso in casa sua.

*** EPITTETO, 50 ca-130 ca, filosofo greco antico, esponente dello stoicismo, Manuale (Enchiridion), 120, Garzanti, edizione ebook, 2013 

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#VIDEO / Soar (Alyce Tzue)


SOAR
cortometraggio di Alyce Tzue
video 6min14

«Soar è la storia di una giovane ragazza, Mara, che sogna un giorno di costruire aeroplani. Mara si diverte a realizzare modellini, provando e riprovando a farli volare, ma ogni suo tentativo fallisce. Un giorno, un piccolo pilota, alto quanto il palmo di una mano, cade dal cielo, e Mara è l’unica che può aiutarlo a tornare lassù prima che sia troppo tardi.

A metà tra la Pixar e Miyazaki, Soar è il cortometraggio d’animazione 3D nato dalla mente creativa di Alyce Tzue, studentessa all’Academy of Art University di San Francisco. Ma è anche qualcosa di più: una semplice idea diventata un progetto ambizioso. Come racconta la stessa regista, oltre la storia e la regia era importante avere il supporto di un team per l’animazione, le luci, la grafica, la musica, il sound e molto altro ancora. Normalmente, in uno studio d’animazione reale, sarebbero bastate due o tre persone per ciascuno di questi aspetti: la Pixar, per esempio, potrebbe produrre un corto del genere in un anno con un gruppo di dieci. Per Soar, invece, ci sono volute più di cento persone ognuna delle quali ha contribuito per quel che poteva. Difficile mettere insieme tanti studenti con stili e gusti differenti, ma Tzue ci è riuscita mantenendo una coerenza narrativa e stilistica.

Soar ci riporta all’infanzia, al tempo in cui si ha meno esperienza delle cose e si riesce ancora a guardare da diverse prospettive e con infinite sfumature di significato quello che ci circonda. Non si tratta sicuramente di un corto sperimentale. Lo stile, infatti, è qualcosa a metà fra il realistico ed al tempo stesso caricaturale. Tutto è realizzato con estrema perfezione e cura, riprendendo in maniera esplicita la lezione dei grandi maestri come lo Studio Ghibli.
Quello che era cominciato come un semplice progetto di tesi si è tramutato in un’opera magica capace di catturare l’attenzione di festival e critica di tutto il mondo. Soar ha trionfato alla 42esima edizione degli Student Oscars, al Palm Springs International Film Festival, ed è arrivato finalista ai the Student BAFTA, senza contare le altre prestigiose candidature.»

*** Francesca Bianchini, 'goodshortfilm', qui

Alyce Tzue

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sabato 28 ottobre 2017

#FAVOLINE / Razzisti e cretini (MasFerrario)

twitter, 6 novembre 2013

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#SPOT / Non tutte sono pecore

(dal web, autore e fonte non identificati)

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#HUMOR / Che lavoro fai?

(via pinterest)

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#SCRITTE / Due persone alla volta

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Mi tieni fra le tue braccia (Vera Pavlova)

Mi tieni fra le tue braccia e pensi forse di avermi presa? 
Ma io mi libererò del corpo come coda di lucertola, 
e tu dovrai cercare tra le stelle 
ciò che mi cercavi tra le gambe.

*** Vera PAVLOVA, 1963, musicista e poetessa russa, Mi tieni tra le tue braccia, in 'fili d'aquilone', n. 43, luglio-settembre 2016, traduzione dal russo di Linda Torresin, qui (da Vera Pavlova, Sem’ knig, Moskva, Eksmo, 2011)


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#RACCONTId'AUTORE / La donna veramente saggia (Manfred F.R. Kets de Vries)

C’era una volta un ragazzino a cui piaceva suonare il tamburo e lo faceva per tutto il giorno. Si rifiutava di smettere di battere e non gli importava quello che gli altri dicessero o facessero. 
I suoi vicini consultarono le donne più sagge chiedendo loro di fare qualcosa per il bambino. 

La prima donna saggia disse al ragazzo che se avesse continuato a fare così tanto rumore avrebbe finito per perforarsi i timpani, ma il suo ragionamento era troppo complicato per il bambino, che non era né uno scienziato né un illuminato. 

La seconda donna saggia gli disse che il battito del tamburo era un atto sacro e pertanto doveva essere effettuato solo in occasioni speciali. Il bambino però continuava a tamburellare felicemente. 

La terza donna trovò una soluzione semplice, offrì dei tappi per le orecchie ai vicini. 

La quarta diede al ragazzo un libro in modo da poter concentrare le sue energie su altre cose. Ma, ovviamente, i libri erano di scarso interesse per lui. 

La quinta diede, invece, ai vicini i libri che insegnavano a gestire la rabbia. 

La sesta diede al ragazzo alcuni esercizi di meditazione per farlo placare e gli spiegò che tutta la realtà è immaginazione. Come tutti i placebo, alcuni di questi rimedi  funzionarono per un breve periodo, ma nessuno funzionò a lungo.

Alla fine, arrivò una donna veramente saggia. 
Consegnando al ragazzo un martello e uno scalpello, gli chiese: «Mi chiedo cosa ci sia dentro a quel tamburo». 

*** Manfred F. R. KETS DE VRIES, 1942, consulente manageriale, docente clinico di sviluppo della leadership, La donna veramente saggia, da Effetto porcospino. Il segreto per costruire team eccellenti, 2011, Edizioni Ferrari Sinibaldi, 2012.


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#MOSQUITO / Umiltà, contro manipolazione (Alberto Gil)

Alla base di tutti i rimedi per affrontare discorsi manipolatori c’è una virtù: l’umiltà. Quanto più si riesce a distanziarsi dalla propria persona, dalle proprie idee e dalle proprie parole, e quanto più ci si sa mettere nella situazione degli altri, tanto più chiaro sarà il proprio sguardo al momento di riconoscere i meccanismi della manipolazione. Altrimenti ci si sentirà immediatamente feriti e confusi. Si sarà così occupati a curarsi le ferite, che non verrà in mente nulla di sensato per difendersi dall’aggressore.
Uno dei molti aspetti positivi dell’umiltà è la capacità di riconoscere le ragioni che spingono qualcuno a un determinato comportamento. Già la mera comprensione di esse (senza che sia necessario accettarle) è di grande aiuto per rispondere con obiettività a chi ci attacca sul piano emozionale e soggettivo. Questa comprensione è un primo e grande passo per contrastare il manipolatore senza usare le sue stesse armi. Replicare alla manipolazione con manipolazione, restituire ironia per ironia, non soltanto è assurdo ma retoricamente inefficace, perché non si esce dal gioco che distrugge la comunicazione.

*** Alberto GIL, ordinario di traduttologia in lingue romaniche e docente di retorica nell’Università del Saarland in Germania, L’arte di convincere. Come trasmettere efficacemente il tuo messaggio, Edusc-Edizioni Santa Croce, 2016, citato da Bruno Mastroianni, 'facebook', 24 ottobre 2017, qui

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#VIGNETTE / Omofobia (Andy Singer)

Andy SINGER, 1965
cartoonist statunitense
(via facebook)
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venerdì 27 ottobre 2017

#PIN / Aggregati, gruppi, matematica (MasFerrario)


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#SCRITTE / Ci teniamo a precisare

(via facebook, qui)

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#PROVERBI / Il bambino e i seni di sua madre (proverbio ghanese)

(via facebook)

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#SPOT / Violenza sulle donne (bossy)

Illustrazione di ValentinoBuonicore Art
via facebook, 'bossy', qui

C'è un motivo per cui le persone che subiscono molestie e violenze non denunciano o impiegano anni a denunciare: quando lo fanno, vanno incontro a insulti, mobbing e ancora più violenze. Sta a noi cambiare questo sistema. (bossy)

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#SGUARDI POIETICI / Le non parole (Nichita Stănescu)

Lui ha teso verso di me una foglia come una mano con le dita.
Io ho teso verso di lui una mano come una foglia con i denti.
Lui ha teso verso di me un ramo come un braccio.
Io ho teso verso di lui il braccio come un ramo.
Lui ha piegato verso di me il suo tronco
come un melo.
Io ho piegato verso di lui la spalla 
come un tronco nodoso.
Sentivo la sua linfa accelerare pulsando
come il sangue.
Sentiva il mio sangue rallentare salendo come la linfa.
Io sono passato attraverso di lui.
Lui è passato attraverso di me.
Io sono rimasto un albero solo.
Lui
un uomo solo.

*** Nichita STĂNESCU, 1933-1983, poeta e saggista romeno, Le non parole, 1969, traduzione di Fulvio del Fabbro e Alessia Tondini, in Nichita Stănescu, La guerra delle parole, Le Lettere, Firenze, 1999. Segnalato in 'poesiainrete', 20 ottobre 2017, qui


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Testo originale (Necuvintele)
El a întins spre mine o frunză ca o mână cu degete.
Eu am întins spre el o mână ca o frunză cu dinţi.
El a întins spre mine o ramură ca un braţ.
Eu am întins spre el braţul ca o ramură.
El şi-a înclinat spre mine trunchiul
ca un măr.
Eu am inclinat spre el umărul
ca un trunchi noduros.
Auzeam cum se-nţeteşte seva lui bătând
ca sângele.
Auzea cum se încetineşte sângele meu suind ca seva.
Eu am trecut prin el.
El a trecut prin mine.
Eu am rămas un pom singur.
El
un om singur.
Nichita Stănescu, da Necuvintele, Editura Tineretului, Bucureşti, 1969

#MOSQUITO / Informazione, chi la vuole? (Giampaolo Simi)

– L’informazione indipendente? Devo essere sincero? In questo momento mi chiedo cosa sia. Significa che il mio editore fa solo l’editore e non ha altri interessi? 
Qualcuno, da metà platea, mi ha interrotto senza neppure alzarsi in piedi: 
– Significa che i nostri editori sono solo i nostri lettori. 
– D’accordo. Bellissimo. Usiamolo come slogan di lancio, certo. Poi però guarda internet: lì i tuoi lettori li puoi contare uno a uno, li puoi conoscere anche tutti, per nome e cognome. Ma ti sembra un grande progresso? A quanto vedo oggi, non saprei. Là fuori c’è gente che combatte il tumore con il bicarbonato... mi dirai va bene, c’è sempre stata, ma il punto è che ora ha diritto a essere accontentata, capite? Ora ha diritto a leggere un blog, un sito, un gruppo, un forum del cazzo che gli dice che è vero. E la chiama informazione. Questa è l’informazione dei lettori: è passare da un padrone a un altro. L’informazione indipendente non la vogliono gli editori, lo sappiamo. Ma cosa abbiamo imparato in questi anni? Che non la vogliono neanche i lettori. Il mondo, se uno lo racconta com’è, ci fa troppa paura. Nessuno vuole essere informato, nessuno. Vogliamo essere rassicurati, vogliamo leggere solo quello che conferma le nostre convinzioni, perché non abbiamo nessuna voglia di verificarle. Vogliamo solo sapere che qualcun altro la pensa come noi, perché da soli non abbiamo il coraggio nemmeno di una mezza idea. Ecco come la penso.

*** Giampaolo SIMI, 1965, giornalista, scrittore, sceneggiatore, La ragazza sbagliata, Sellerio, 2017


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#SENZA_TAGLI / Storia, una cosa seria (Enrico Mentana)


La storia è una cosa seria, appunto. E ha schiacciato sotto il peso di una condanna senza appello proprio chi mandava a Auschwitz gli omosessuali insieme ai correligionari di Anna Frank, ai sinti e ai rom, ai nemici politici, ai portatori di handicap. Ormai nel mondo alla rovescia si pretende di insegnare la storia da posizioni che la storia ha squalificato per sempre. Come se i terrapiattisti tentassero di condizionare i corsi universitari di astronomia.

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, facebook, 26 ottobre 2017, qui

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giovedì 26 ottobre 2017

#PIN / Piacere, compiacere (MasFerrario)

Twitter, 2 giugno 2012

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#IN_LETTURA / Albert Joseph Moore, Knut Ekwall

Albert Joseph Moore, 1841-1893
pittore inglese
(via facebook, qui)

° ° °

Knut Ekwall, 1843-1912
pittore svedese
(via pinterest)

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#VIDEO / Il gioco di Geri, il nonnino (Ian Pinkava)


Il gioco di Geri, 1997
Ian PINKAVA, 1963
animatore, sceneggiatore e regista ceco
video 4min10

Un corto ironico e malinconico, col quale l'autore, Jan Pinkava, ha vinto l'Oscar per il miglior cortometraggio animato.

Geri è un nonnino che si reca in un parco vuoto. 
Si siede ed inizia una partita a scacchi contro sé stesso. 
Sorprende come riesce a divertirsi e a giocare realmente non essendoci nessun altro: follia? 

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#PROVERBI / Quando vedi una donna seduta (proverbio etiope)

(via facebook)

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#SGUARDI POIETICI / Non ho un bicchiere d'acqua (Valerio Magrelli)

Non ho un bicchiere d’acqua 
sopra il letto:
ho questo quaderno.
A volte ci segno parole nel buio
e il giorno che segue le trova
deformate dalla luce e mute.
Sono oggetti notturni
posati ad asciugare,
che nel sole s’incrinano
e scoppiano. Restano pezzi sparsi,
povere ceramiche del sonno
che colmano la pagina.
È il cimitero del pensiero
che si raccoglie tra le mie mani.

*** Valerio MAGRELLI, 1957, poeta, scrittore, saggista, Non ho un bicchiere d'acqua, da Ora serrata retinae, Feltrinelli, 1989, segnalato in 'poesiainrete', 10 ottobre 2017, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Valerio_Magrelli 



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#AUDIO / L'italiano, gli italiani, i social network (Vera Gheno)

Vera GHENO, sociolinguista
autrice di Social Linguistica, Franco Cesati editore, 2017
intervento a Fahrenheit, programma radiofonico, 23 ottobre 2017 
intervista di Loredana Lipperini
L'italiano e gli italiani dei social network
audio 27min23

Una mezzoretta interessante e intelligente su come i social network hanno influenzato l'italiano e gli italiani.
Lo spunto è dato dal libro di Vera Gheno appena pubblicato. (mf)


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