mercoledì 14 giugno 2017

#RITAGLI / Invasione, non c'è (Stefano Catone)

"Altre migliaia di sbarchi di clandestini in queste ore.
Altri affari per scafisti e cooperative, altri problemi per gli italiani.
#STOPINVASIONE con la Lega si può."

"Stop. Questa storia si chiude qua. Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli. Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fuori."

Mentre Matteo Salvini e Beppe Grillo («è fuori», dice, forse pensa di condurre un reality show) pubblicavano su social e blog le precedenti parole, l’ISTAT, il più rinomato e affidabile istituto di statistica del nostro paese, confermava – per l’ennesima volta – che la popolazione straniera residente in Italia, pari a circa 5 milioni di individui (poco più dell’8% della popolazione italiana), è sostanzialmente stabile a partire dal 2014. E, notizia questa sì preoccupante, il totale della popolazione presente in Italia subisce una flessione pari a 76mila unità. Un calo «determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (96.981 residenti in meno) mentre la popolazione straniera aumenta di 20.875 unità»: nemmeno i nuovi arrivi sono sufficienti a compensare il calo di residenti e il parallelo invecchiamento della popolazione.

Ritorniamo ai numeri: 20.875 unità su 60.589.445 di persone residenti. La popolazione straniera è aumentata, rispetto al totale della popolazione, dello 0,03% (gli zeri sono giusti).

Quando Matteo Salvini parla di invasione e sostituzione etnica, sta parlando dello 0,03%.

Quando Virginia Raggi chiede una «moratoria sui nuovi arrivi», sta parlano dello 0,03%.

Quando Marco Minniti dice che «l’accoglienza ha un limite», sta parlano dello 0,03%.

Le ragioni del modestissimo aumento sono da ricercarsi soprattutto nelle acquisizioni di cittadinanza (oltre 200mila nel 2016) e nei “movimenti secondari”, cioè quelli di cittadini stranieri che hanno continuato i propri percorsi migratori o hanno fatto ritorno in patria. Due fenomeni che dimostrano, da un lato, la capacità di inclusione del nostro paese e, dall’altro lato, ribadiscono la vocazione storica e geografica della nostra penisola, protesa nel Mediterraneo e orientata verso meridione.

La capacità di inclusione si deduce anche da un altro dato, che nessuno mai cita. Mentre Salvini e le telecamere di Rete 4 inquadrano sempre persone con la pelle più scura della nostra, «gli stranieri residenti in Italia sono cittadini di un Paese europeo in oltre il 50% dei casi (oltre 2,6 milioni di individui), di cui poco più del 30% (1,5 milioni) di un Paese dell’Unione». Le prime cinque nazionalità sommano il «50,6% (2.553.936)» del totale. «La collettività più numerosa è quella rumena con 1.168.552 residenti, il 23,2% del totale. Seguono i cittadini dell’Albania (448.407, 8,9%), del Marocco (420.651, 8,3%), della Cina (281.972, 5,6%) e dell’Ucraina (234.354, 4,6%)». Persone delle quali nemmeno ci accorgiamo più, sulle quali il nostro sguardo non indugia nemmeno una frazione di secondo e che, presto o tardi, acquisiranno la cittadinanza italiana, se lo vorranno. (...)

*** Stefano CATONE, blogger e saggista, L'invasione che non c'è, 'possibile', 13 giugno 2017

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