giovedì 27 aprile 2017

#SENZA_TAGLI / Odio e bufale, contro i social media (Fabio Chiusi)

Continuo a leggere argomenti incredibili contro Facebook e i social media, in materia di odio e bufale.

Il New York Times che in un editoriale definisce "assurda" la posizione di intermediari come Google e Facebook di non essere in grado di monitorare ogni contenuto pubblicato da milioni e milioni di utenti in tempo reale, perché "lo monitorano già per la pornografia, e piuttosto bene" - come se vero e falso e odio fossero questioni decidibili algoritmicamente, all'istante, come la presenza di un contenuto pornografico (e come se non significasse imporre filtri automatici ai contenuti politici).

Il Guardian che equipara difendere Facebook dall'idea che debba diventare responsabile a ogni effetto dei contenuti dei propri utenti, come un editore, a difendere la National Rifle Association dicendo "guns don’t kill people – it’s people who kill people" (come se Facebook potesse uccidere o facilitare il diventare psicopatici).

E l'Italia, dove ovviamente le stesse posizioni vengono echeggiate da Laura Boldrini, instancabilmente - senza che nessuno gliel'abbia chiesto - intenta a ribadire che "contro fake news e hate speech i social network dovrebbero assumersi le responsabilità di una media company" (peccato non lo siano).

Mesi e mesi di "dibattito", e non ci si schioda da questa follia che costringerebbe, come detto mille e mille volte, i gestori delle piattaforme a introdurre filtraggio di contenuti politici e del tutto legittimi con la scusa di reprimere odio, propaganda e bugie.

E nessuno che mi dimostri che ci sono più bugie e odio nel mondo ora che ci sono i social rispetto a prima, o che i "populisti" (tradotto, quelli che non piacciono) vincono per via della propaganda e delle bugie sui social, o che gli esseri umani sono meno umani da quando usano i social.

Niente: si assume ci sia un boom emergenziale di tutti questi problemi e si procede come niente fosse, senza considerare le conseguenze, le peculiarità del mezzo, nemmeno la storia o il contesto.
Mai, e sottolineo mai, visto un "dibattito" più disinformato, fasullo, propagandistico di questo.
Forse il punto più basso del rapporto tra intelletto, classi dirigenti e nuove tecnologie degli ultimi dieci anni.

*** Fabio CHIUSI, giornalista e saggista, 'facebook', 23 aprile 2917, qui


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