martedì 25 ottobre 2016

#MOSQUITO / Lavoro, un po' di etimologia (Angelo Inzoli, Gerolamo Spreafico)

Il termine lavoro deriva dalla radice indoeuropea labh, termine composto a sua volta da due segmenti semantici: ottenere liberamente (l) e agendo con energia (bh). Di qui il senso di acquisire, prendere e ottenere con fatica. La sottolineatura sulla forza agita è inoltre rafforzata dalla connessione con la radice rabh che esprime la stessa azione di prendere ma con un'intensità maggiore: prendere possesso, agire con impeto, quasi con rabbia violenta. Da rabh, infatti, viene la parola rabbia e gli aggettivi capace e creativo

A ben considerare il termine lavoro è composto da un significato che si modula in due sfumature semantiche: la prima è quella che allude a un agire intraprendente che ottiene il possesso di beni esterni portandoli verso di sé. Alla base di questa prima sfumatura c'è l'esperienza della sovrabbondanza della vita e della generosità della natura, dell'offerta dei beni, che tuttavia non esimono dall'impegno dell'andare a cercarli e del prenderli. In termini teologici potremmo parlare di un primato della «Grazia», di ciò che è già dato (in termini di beni) e di una risposta - o accoglienza da parte dell'essere umano - rappresentata dal lavoro. Senza la risposta del lavoro quei beni (espressione della Grazia Creatrice) non nutrirebbero il corpo e quindi non potrebbero diventare - in quanto nutrimento - fonti di sopravvivenza terrena e, successivamente, segni di salvezza sovrannaturale.

Si comprende allora il senso rafforzativo della seconda sfumatura che struttura il termine lavoro dal punto di vista etimologico: il prendere, l'impossessarsi dei beni esige sforzo vitale, energia, rabbia creativa. Senza questa componente il prendere sarebbe inefficace, il cercare senza risultati, l'impossessarsi vano tentativo. Questa energia è dentro di noi, nascosta in ogni essere umano ed è al tempo stesso rabbia e creatività, cioè capacità ostinata e inventiva di trovare la strada che ci porta all'obiettivo, superando gli ostacoli che si inframmezzano tra la volontà e la sua attuazione. Che il lavoro sia manuale o intellettuale, semplice o complesso, nobile o umile, i^ esso ha in sé potenzialmente questa rabbia creatrice.

*** Angelo INZOLI, sociologo, e Gerolamo SPREAFICO, pedagogista, Lavorare ancora. La rigenerazione professionale degli over 50 in Italia, Erickson, 2016.

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