giovedì 27 ottobre 2016

#LIBRI PREZIOSI / "E' normale... lo fanno tutti", di Michele Corradino (recensione di M. Ferrario)

Michele CORRADINO, "E' normale... lo fanno tutti.
Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori"
Chiarelettere, 2016
pagine 157, € 13,00, ebook € 8,99

La speranza è che non sia il primo di una serie 
Nelle ultime pagine si apre qualche spiraglio: forse la battaglia non è persa. Alcune proposte dell'autore, Michele Corradino, già consigliere di Stato ed esperto della materia anche per essere commissario dell'Autorità nazionale anticorruzione, e quindi collaboratore diretto di Raffaele Cantone, in questi anni diventato simbolo della lotta alla criminalità organizzata nel mondo degli affari, sembrano indicare qualche strada quanto meno per arginare il fenomeno. 
Per tutto il libro, però, l'intreccio di conversazioni registrate tra corrotti e corruttori, in ogni campo della vita pubblica, offre uno spaccato deprimente di come la corruzione, in Italia, sia diventata un fatto 'normale': non più sanzionata socialmente, ma anzi considerata fatto scontato, addirittura necessario per chi vuole fare affari, così come il pesce ha bisogno di acqua per vivere. 

Certo, non è una verità ormai capace di sconvolgerci: i casi quotidiani di malaffare, le retate, le indagini che occupano ogni giorno paginate di carta stampata e fotogrammi di servizi televisivi ci hanno assuefatto. Impossibile ignorare le dimensioni e la pericolosità del fenomeno. 
Eppure la lettura di questo volume, dal titolo che ben sintetizza il clima in cui viviamo (E' normale... così fan tutti), non lascia indifferenti: e l'effetto è disarmante, quasi disperato. Perché più che i dati sociologici e le statistiche che di solito si citano quando si descrive la corruzione, qui parlano gli interessati: nei colloqui intercettati, mentre corrompono o vengono corrotti, diciamo in tempo reale. E sono parole scoraggianti.

E' tutto materiale autentico: legittimamente raccolto da conversazioni registrate, tratte da inchieste giudiziarie e depositate in tribunale. Al posto dei nomi e cognomi, una pudica censura evita giustamente la gogna dei soggetti: ma ciò che è riportato è quanto basta per dare conto del punto basso cui siamo arrivati.
Solo per dare un'idea del quadro che viene tracciato, può essere utile citare dal sommario i titoli di alcuni capitoli: Corruzione in famiglia; Malaffare e burocrazia. La corruzione 2.0; Il gergo del malaffare; Corruzione e sport; Corruzione e sanità; Corruzione, appalti e concorsi pubblici.

Come già dicevamo, ciò che dovrebbe rianimare il lettore, consegnandogli qualche speranza, nelle intenzioni dell'autore è la parte finale, in cui viene proposta una ricognizione critica sui tanti strumenti che potrebbero combattere la corruzione.
La riflessione 'cattiva', tuttavia, non può essere evitata: i tecnici ci assicurano che gli strumenti potenzialmente efficaci esistono, e questo è un elemento che può, in parte, tranquillizzarci. 
Ma la domanda che non ci tranquillizza riguarda la politica (i nostri rappresentanti) e la società (tutti noi): esiste davvero, fuori dai comizi e dai convegni in cui da sempre si vendono proclami retorici che non costano nulla, la volontà concreta, forte e decisa, di mettere in campo e usare questi strumenti? 
Perché anche la norma migliore, approntata dai migliori esperti, per avere effetti, deve essere prima varata e poi applicata. E non solo: se noi per primi (tutti) non compiamo quel salto etico che solo può indurci a (re)imparare a stigmatizzare e sanzionare, anche a livello sociale, i comportamenti corrotti, questa raccolta di registrazioni, con il suo squarcio delinquenziale sui colletti bianchi sempre più sporchi, potrà solo essere l'inaugurazione di una prima, lunga (e inutile) serie di volumi analoghi.

Il pregio di questo libro sta proprio nell'offrire un contributo, serio e convincente, perché la serie non si avvii. 
Non chiediamogli, però, di riuscirci, senza il concorso di una società intera: chiamata a un 'cambio culturale' per il quale il termine 'rivoluzione' non è per nulla sprecato.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura
«
È certamente falso e ingiusto dire che gli italiani siano un popolo antropologicamente dedito alla corruzione; è purtroppo vero, però, che rispetto a comportamenti di piccola o grande disonestà, essi siano abituati a chiudere un occhio, giustificandoli o persino ritenendoli espressione di quella furbizia di cui molti si fanno gran vanto. (Michele Corradino, "E' normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori", Chiarelettere, 2016)

Forse si sta bene solo in questo paese qua... perché nei paesi dove ci sono le regole secondo me si sta molto peggio... io ti dico la verità [...] nessuno mi può dire un cazzo... anche se qualche compromesso l’ho fatto anche io, naturalmente come tutti... però i soldi che ho guadagnato in questo paese di merda deregolarizzato non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America. 
Parla così un amministratore pubblico in un’intercettazione. E forse sì, ha proprio ragione: l’Italia, nonostante l’infinito numero di leggi, norme e divieti, resta un paese «deregolarizzato» e i compromessi si fanno «naturalmente» perché la sensazione è che li facciano tutti. È proprio la normalizzazione del malaffare e della corruzione il tratto più difficile da accettare del nostro paese. (Michele Corradino, "E' normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori", Chiarelettere, 2016)

«L’hai capita o no? Io lo faccio. Mi vergogno?» si chiede retoricamente parlando con un amico, un imprenditore, in merito alle tangenti che, secondo l’accusa, paga a un amministratore pubblico. La risposta è tranchant e dà il senso della normalità della condotta: «No vaffanculo, lo fanno tutti e io devo lavorare». (Michele Corradino, "E' normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori", Chiarelettere, 2016)

Un imprenditore legge il fenomeno in chiave a suo modo internazionale e, discutendo di una tangente che secondo l’accusa sarebbe stata pagata per un lavoro all’estero, afferma: «In tutti i paesi normali è così, da Abu Dhabi all’America, all’Albania. Solo che qui le vogliono cambiare». E aggiunge una considerazione che, nella sua dimensione storico-religiosa e involontariamente umoristica, rivela la sconvolgente banalizzazione del malaffare amministrativo: «Guarda, io faccio sempre questo esempio: se quando è nato il Signore si sono presentati tre Re Magi con oro, incenso e mirra, mah... Vuol dire che quanto meno i rapporti personali contano, no?». (Michele Corradino, "E' normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori", Chiarelettere, 2016)
»

Nessun commento:

Posta un commento