sabato 25 giugno 2016

#SPILLI / Brexit, un cazzotto da destra alla Ue (M. Ferrario)

Sono almeno due le ragioni che possono spiegare il dissenso, da parte dei cittadini dei Paesi membri dell'Unione Europea, verso la politica messa in atto dalla burocrazia tecnocratica di Bruxelles: un dissenso che, nel caso del Regno Unito, è arrivato al punto da trasformarsi in una decisione popolare (52%) a favore dell'uscita dalla UE. 

Una ragione, se vogliamo usare le categorie considerate 'vecchie' ma a mio avviso non superate perché ancora utili per capire la realtà e orizzontarsi entro essa, è ascrivibile a una visione di 'destra': una reazione di paura/rifiuto dello straniero, mescolata con il desiderio di riprendersi la sovranità nazionale. 
L'altra è riconducibile, in qualche modo, a un'aspirazione di 'sinistra': il rigetto della politica dell'austerity e la volontà di democratizzare le istituzioni UE.

E' importante la classificazione perché il messaggio lanciato dal Regno Unito può incidere sui comportamenti futuri dell'Unione Europea. Il cazzotto che gli inglesi hanno dato alla UE può produrre reazioni differenti, in tema di correzione di politiche, a seconda della lettura che la UE può darne.

Mi sembra evidente, anche a giudicare dalle reazioni a catena dei movimenti xenofobi europei (Francia, Olanda, Italia...) che la motivazione chiave che ha spinto alla Brexit la Gran Bretagna (meglio: l'Inghilterra, perché Irlanda del Nord e Scozia hanno scelto a maggioranza netta per il remain) è la reazione psicologica al tema della immigrazione. Se si guarda alla diffusione del voto, ha vinto la paura verso lo straniero: anche nelle zone in cui lo straniero è fisicamente meno presente, lo straniero diventa il simbolo/capro espiatorio della sofferenza sociale. Le classi che un tempo avrebbero scelto il Labour, hanno scelto con nettezza il leave, seguendo i messaggi di destra xenofoba di Nigel Farage, il vero vincitore del referendum.

In teoria, in Gran Bretagna come in altri Paesi, sarebbe possibile una protesta di 'sinistra': contro le scelte liberiste di austerity. Ma in pratica, il vento ha soffiato in un'altra direzione: e nessuno, evidentemente, è stato in grado di correggerne la direzione.

Se questa è l'interpretazione sintetica del risultato, c'è poco da sperare che la UE modifichi le sue scelte di fondo sui temi economico-finanziari, avviando una politica meno austera e più flessibile in chiave di sviluppo. Il feedback che le è arrivato in faccia, violento e drammatico, riguarda sostanzialmente la questione dell'immigrazione: e il rischio che ne consegue è che le preoccupazioni xenofobe diffuse tra tutti i paesi europei, anziché essere contrastate, ricevano un ascolto comprensivo e di fatto complice. 
Il risultato, facile e assai probabile, è che la chiusura egoistica e spaventata di Paesi e individui che compongono il contesto europeo, sempre più insofferenti a qualunque principio di solidarismo, e l'innalzamento di muri sempre più corazzati ricevano un ulteriore impulso.
Avremo dunque più muri con filo spinato e sguardo miope rinserrato in casa: il contrario di quanto sarebbe necessario per affrontare i problemi epocali che ci riguardano.

*** Massimo Ferrario, Un cazzotto da destra alla UE, per Mixtura

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