sabato 28 maggio 2016

#MOSQUITO / Indipendenza, l'obiettività come mito (Eugenio Scalfari)

Qualche anno fa partecipai a un seminario all’Università di Napoli. Cercavo di spiegare che l’oggettività - che sembra l’elemento indispensabile per chi fa la nostra professione - in realtà non esiste. Ma vedevo che non mi capivano. Allora feci un piccolo esperimento, rivolto a due ragazzi seduti in prima fila: «Lei, per favore, guardi la sua compagna e mi descriva com’è il suo naso». «Ha un naso aquilino», mi disse. Obiettai: «Così la vede lei perché la guarda di profilo, ma io che la guardo di faccia vedo un naso greco». Ecco perché l’obiettività non c’è. Ognuno vede la realtà dal proprio punto di vista. Narciso, che era un bellissimo giovane, si innamorò di se stesso specchiandosi in un lago; ma se Narciso fosse stato gobbo, lui la sua gobba non l’avrebbe mai vista. 
Dunque l’obiettività non esiste, perché non esiste la verità assoluta. Esistono verità relative sicché, se vogliamo raggiungere il massimo di trasparenza nei confronti dei lettori, dobbiamo dire da quale punto di vista noi guardiamo. Questo è il massimo di obiettività che possiamo fornire. 
Tutto, dunque, è relativo. La democrazia vive di questo relativismo, perché la democrazia non è che lo spazio pubblico in cui i relativismi si confrontano e trovano il loro denominatore comune di coesistenza. Non ci sono altre regole possibili, a meno di non imporre un assoluto sui relativismi. L’assoluto si può imporre in tanti modi, a partire dalla violenza fisica ma anche in altri modi più sottili. 

*** Eugenio SCALFARI, 1924, giornalista, saggista, scrittore, fondatore di ‘La Repubblica’, Giornalisti, quando le parole sono congelate, lectio doctoralis pronunciata in occasione della laurea ad honorem conferitagli dall’università di Urbino, ‘la Repubblica’, 12 novembre 2005


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