lunedì 26 ottobre 2015

#LIBRI PIACIUTI / Il facilitatore, di Sergio Rizzo (recensione di M. Ferrario)

Sergio RIZZO, Il facilitatore,  Feltrinelli, 2015
pagine 221, € 18,00, ebook 9,99

Se stiamo alla forma dichiarata del testo (romanzo), si tratta dell'esordio in qualità di narratore di un saggista bravo e consumato, ben noto per i numerosi libri, scritti anche con il collega Gian Antonio Stella, in tema di 'caste' e dintorni. Ma il racconto, che procede con la voce narrante del protagonista, è più che altro un espediente (riuscito) per mettere in fila, mescolati e nascosti sotto nomi inventati, fatti, e soprattutto fattacci, della nostra solita Italia sfigurata dal malaffare. 

La trama vera e propria, che si rifà all'invenzione fantastica, infatti, è assai esile. 
Lui, Adolfo, il 'facilitatore' (un'espressione sicuramente destinata al successo per il modo dolce e ipocrita, direi 'politicamente corretto', con cui nasconde il mestiere di chi ruba e corrompe) si trova a fare i conti, a circa sessant'anni, con una vita dissipata e disonesta: e sta attendendo in casa, con la borsa pronta per il carcere, i finanzieri che arriveranno a minuti per arrestarlo. 
Nessuna 'suspense', quindi: il finale è scritto all'inizio. In mezzo, la storia, di un corruttore che passa la vita ad arraffare soldi e potere. Ma soprattutto, attraverso il suo racconto, la storia nostra: dell'Italia di ieri e di oggi, che non cambia. E se cambia, cambia in peggio. Vicende e nomi mascherati, ma ben riconoscibili: la fantasia sta tutta nella realtà. 

Ed è così che si procede nella lettura a passo di carica: poche ore di coinvolgimento teso, anche arrabbiato e anche desolante, per ritrovare ciò che ogni giorno leggiamo nei quotidiani. 
Ma chi nelle pagine cercasse alimento per il diffuso qualunquismo moralistico abituato a sparare sulla classe dirigente, comunque intesa, anche per rassicurare se stessi e sentirsi sempre a posto con la camicia bianca pulita, resterebbe deluso. 
Un capitolo toccante è quello finale, in cui il protagonista incontra la madre anziana: lui le confessa chi è diventato e lei, con poche parole sconsolate ma dure, lo richiama agli insegnamenti del padre: quando, ad esempio, andato in pensione, rifiutò un contratto di guardiano ad un cementificio a pochi passi da casa per lasciare posto a un giovane. 
Due posizioni che non possono incontrarsi: chi parla ancora di morale e di vergogna e chi risponde che morale e vergogna sono cose d'altri tempi. 
E poi, una conclusione amara: «Inutile prendersela con i nostri politici. Non sono altro che lo specchio dell’Italia. Il cattivo esempio non viene da loro: viene dalla società stessa. Loro semplicemente si adeguano. E si adeguano bene.»
Vero, c'è reciprocità: loro siamo noi e noi siamo loro. Anche se ruoli e responsabilità non sono eguali. E, come dice ancora la Costituzione, per quanto dimenticata e nonostante gli stravolgimenti in atto, alle cariche pubbliche devono associarsi, come requisiti essenziali per l'adempimento, due qualità sempre più sconosciute: 'disciplina e onore'. Un binomio su cui dovrebbe infrangersi qualunque tentativo di 'facilitazione'. 
E mai condizionale fu più appropriato.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

«
Bisogna agire di persona e conoscere le persone giuste e affidabili. Avendo chiaro un concetto: le persone più affidabili sono necessariamente quelle ricattabili. E sono ricattabili perché coinvolte. Certi banchieri svizzeri o lussemburghesi sono ricattabili perché sanno che stanno riciclando denaro illecito. Non gli importa se sono soldi della mafia o il frutto della corruzione, sanno solo che sono sporchi. Per questo guadagnano moltissimo, ma stanno commettendo reati che prevedono pene pesantissime. Hanno perciò tutto l’interesse a tutelare i segreti. Almeno finché non vengono scoperti: a quel punto comincia tutta un’altra partita. Da tanti anni questo è il mio mondo. Il lavoro nel quale mi sono a lungo specializzato è quello di far sparire il denaro. (Sergio RIZZO, Il facilitatore,  Feltrinelli, 2015)

Era un corrotto sistematico, c’erano tutti gli indizi. Ma un corrotto di profilo piuttosto basso. Si vendeva per cinquemila, diecimila euro al mese e questo dal mio punto di vista rendeva la faccenda assai allarmante. Perché quanto più si scende di livello, tanto più si va incontro al rischio di trovarsi invischiati con personaggi di profilo modesto, dunque poco esperti e per nulla professionali. In quegli ambienti fangosi pascolano criminali comuni, figure ricattabili, confidenti della polizia. La possibilità che le notizie arrivino a orecchie alle quali non devono arrivare sono elevatissime. (Sergio RIZZO, Il facilitatore,  Feltrinelli, 2015)

E tu non ti sei vergognato a prendere quei soldi?” 
“La vergogna?” 
“La vergogna, sì. La vergogna.” 
“Quella passa subito.” 
“Ma almeno sai che cos’è la vergogna? Un giorno a scuola, ero alla seconda avviamento, come si chiamavano le medie al tempo del fascismo, copiai un compito in classe dalla mia compagna di banco. Il professore mi scoprì e mi fece mettere in piedi accanto alla cattedra obbligandomi a confessare a tutta la classe che avevo copiato. Poi me lo fece scrivere duecento volte sulla lavagna. Avrei preferito morire. Quella è la vergogna. Quando preferisci morire.” 
“Non ho mai preferito morire. Non mi sembra saggio.” 
“La vergogna è saggezza. Ti costringe a essere onesto, se la provi. Come quel ministro, tedesco o francese non ricordo, che si è dimesso solo perché hanno scoperto che aveva copiato non so che cosa all’università. Se n’è andato per la vergogna, sono convinta. Non avrebbe potuto più guardare in faccia i suoi colleghi.” 
“Tedesco, era tedesco. Il ministro della Difesa. Qui nessuno si dimette per la vergogna. Non bastano le condanne per mafia, figurarsi aver copiato qualche pagina della tesi di dottorato, come quel ministro tedesco. Noi che le lauree non le abbiamo ce le inventiamo. Siamo italiani, mamma, non tedeschi. Guardiamo in faccia la realtà…” 
“Sono italiana anch’io, ma mi vergogno eccome se faccio qualcosa che non va. Tuo padre pure, si vergognava. L’Italia è piena di gente perbene, che si vergogna.” 
“Può darsi, ma è piena anche di quegli altri. Sarà il denaro facile, non so.” (Sergio RIZZO, Il facilitatore,  Feltrinelli, 2015)
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