martedì 15 settembre 2015

#LIBRI PREZIOSI / "Le ultime 18 ore di Gesù", di Corrado Augias (recensione di M. Ferrario)

Corrado AUGIAS, Le ultime 18 ore di Gesù, Einaudi, 2015
pagine 246, € 20,00 - ebook € 9,99

Corrado Augias si occupa da parecchi anni, con libri profondi e di successo, delle questioni legate al cristianesimo: a lungo e più volte, da laico non credente che cerca di capire e spiegare, ha scavato nella storia e nei fondamenti della religione che nasce dall'ebraismo, con rigore e onestà intellettuale e al di là delle convenzioni e delle verità ufficiali. E già si è interrogato, in particolare, su Gesù e Maria, sia ricostruendone la narrazione tramandataci dalla Chiesa che sottoponendo i racconti al vaglio della ricerca storica. 

Quest'ultima opera si inserisce in questo filone: lo riprende, ma lo innova, mescolando con sorprendente abilità ed efficacia, la dimensione del saggio con quella del romanzo. Un impasto più che riuscito, per il dosaggio accurato delle due chiavi: ambedue contribuiscono a produrre un piatto raffinato, ma la netta prevalenza del tono narrativo, per come è stato interpretato e condotto, trascina il lettore dentro una storia, intensa e appassionante, che sembra (ri)accadere oggi.

Come dice il titolo, analisi e racconto ruotano attorno alla manciata delle ultime ore della vita di Gesù: l'arresto, il 'processo', la sentenza di morte, il supplizio della croce. Tutto è minuziosamente ricostruito, sfruttando al massimo la scarsa documentazione (pseudo)storica esistente: di cui peraltro è dato puntuale resoconto nel capitolo finale. Ma dove il vuoto, o le contraddizioni, dei documenti faticano a suggerire l'esatta cadenza e la cronologia degli eventi, la finzione narrativa e la capacità creativa prendono il sopravvento. Si apre così un romanzo dal ritmo incalzante, che affascina e cattura, per invenzione realistica e respiro, per drammaticità e resa espressiva, per fluidità di linguaggio e ricchezza di una prosa spesso commovente e capace di momenti di toccante poesia. 

Resta impressa la psicologia, scrutata con occhio vigile e partecipe, di ogni personaggio: da Pilato alla moglie Claudia alla corte dei funzionari romani e ai membri ebrei del Sinedrio; da Maria e Giuseppe a Gesù stesso, nella rappresentazione del finale tragico, e ai suoi seguaci (Giuda, Maddalena, l'adultera...). 

Pagine indelebili quelle delle 'testimonianze', in cui i personaggi prendono direttamente la parola e rivelano i loro pensieri e le loro emozioni. Così come sono da gustare le descrizioni raffinate, per i dettagli e l'atmosfera che sanno restituire (i colori e, direi quasi, gli odori) dei paesaggi (natura, animali, persone) e dei traffici della città. 

La sapienza narrativa di Augias si rivela nella tensione che sa accumulare: il finale è scritto da duemila anni, ma ogni pagina è percorsa da un'attesa inquieta e ansiosa, per nulla 'disturbata' dalle 'incursioni' più saggistiche che, accompagnando la vicenda, cercano di meglio inquadrare e spiegare gli avvenimenti.
Insomma, una lettura preziosa e irrinunciabile. Anche perché muove emozioni e pensieri. E non importa se si tratta di verità storica o di mito: parla di noi.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura


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Un episodio dei più illuminanti racconta come un giorno il fariseo Simone lo invitò a pranzo a casa sua. Joshua ha appena cominciato a mangiare quando entra una prostituta che, saputo della sua presenza, vuol rendergli omaggio. Infatti si presenta con un vasetto di unguenti profumati, si getta ai suoi piedi, comincia a bagnarli di lacrime per poi asciugarli con i suoi capelli che ha lunghi e sciolti sulle spalle. Bacia i piedi di Joshua e li cosparge di unguento. Il padrone di casa si risente per quella scena. Pensa tra sé: se quest’uomo fosse davvero un profeta saprebbe che la donna che lo sta toccando è una peccatrice. Non permetterebbe un contatto così impuro. Joshua intuisce i pensieri dell’uomo, sa che la Legge proibisce un contatto cosí intimo con una donna pubblica. Lo guarda e gli dice: «“Simone, sta’ a sentire. Un tale aveva due debitori, uno gli doveva cinquecento shekel, l’altro cinquanta. Dato che i due non avevano di che restituire, decide di abbonare il debito a entrambi. Ti chiedo: chi dei due lo amerà di piú?” Simone risponde pronto: “Immagino quello cui ha condonato di piú”. “Bravo Simone”. Poi indicando la donna aggiunge: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu m’hai dato acqua per i piedi; lei invece me li ha bagnati con le lacrime e li ha asciugati con i capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece me ne ha dati molti. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, lei mi ha cosparso i piedi di unguento. Per questo Simone ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato. Invece quello cui si perdona poco ama poco”». (Corrado Augias, Le ultime 18 ore di Gesù, Einaudi, 2015)

– Salveranno te. Non hai ucciso nessuno. 
– No, Barabba, salveranno te. Tu hai commesso un delitto orribile davanti agli occhi di Dio, però pensavi di compiere un atto di giustizia. Davanti a un popolo oppresso hai dimostrato coraggio, questo ti salverà. 
– Tu non hai colpe e davanti al procuratore hai dimostrato uguale coraggio. Potevi negare tutto, non l’hai fatto. 
– Io ho compromesso il loro potere, Barabba. Tu credi nella forza delle armi, chiedi il riscatto immediato del nostro popolo. Io prometto un regno lontano, difficile da raggiungere; anch’io voglio che il nostro popolo sia libero dall’oppressione; ma prima ancora voglio che siano libere le loro anime, voglio dar loro la possibilità di scegliere. Ho attraversato la terra d’Israele con le mani vuote, ma le mie parole annunciavano una speranza inaudita di libertà – piú pericolosa di un colpo di pugnale; molti l’hanno trovata intollerabile tale è la paura di essere davvero liberi. Volevo insegnare che non basta vivere, che bisogna anche sapere e capire perché si vive. Pensavo di offrire una dimensione piú alta, invece molti hanno preferito rifugiarsi nella tranquillità dell’obbedienza perché l’idea di una libertà che dia senso ai nostri poveri gesti quotidiani supera le forze di cui molti dispongono, li sgomenta. La salda fede antica, i riti che si ripetono uguali anno dopo anno sono molto piú rassicuranti. Ho offerto ogni giorno della mia vita come esempio, evidentemente non è bastato. 
Joshua tace esausto. In compenso il dolore alle tempie è scomparso. Si aspettava la replica di Barabba, che però tarda ad arrivare. Chiama piano, grattando il muro «Barabba… Barabba». Non c’è risposta. O lo hanno portato via o sta pregando con tale intensità da non udire il suo debole richiamo. (Corrado AugiasLe ultime 18 ore di Gesù, Einaudi, 2015)

Non so se devo crederlo vivo; io non l’ho visto; se fosse vero e non è venuto a vedermi, sapendo quanto dolore ho ingoiato, vuol dire che ha cose piú importanti, piú urgenti da fare. Da quando è partito ho lasciato intatto il suo letto, nessuno può metter piede nell’angolo che era suo. Un giorno verrà, ne sono certa. Io intanto l’aspetto, zappo l’orto, do da mangiare agli animali, spazzo il pavimento, so che prima o poi aprirà quella porta, metterà dentro la testa con il suo sorriso di ragazzo per dirmi: «Mamma, sono tornato». (Corrado AugiasLe ultime 18 ore di Gesù, Einaudi, 2015)
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4 commenti:

  1. L'Autore narra la vicenda come un "Romanzo", intriso di grande capacità di correlazione tra gli eventi e l'Epoca storica in cui si sono svolti, analizzando, in funzione di quest'ultima i comportamenti di Gesù, e le conseguenze che ne sono derivate.
    Ammiro la cultura del Dottor Augias, di cui ho letto diversi libri, capace, nel rispetto di quello che i "Cronisti dell'epoca" (gli Evangelisti) ci hanno trasmesso, di riprendere ed analizzare sotto un profilo storiologico la vicenda.

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  2. Grazie per il commento: condivido. E mi fa piacere che il libro sia 'piaciuto': mi pare lo meriti davvero.

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  3. Se il libro lo consideriamo un semplice romanzo senza nessun riferimento alla religione cristiana nessuna obiezione. Ne può essere considerato un romanzo storico alla stregua dei Promessi sposi del Manzoni perché tra i due autori c'è un abisso. Da ateo Manzoni fu fulminato sulla via di Damasco, mentre Auguas rimane ateo e il libro emana , anzi , mette in risalto, per l'autore, contraddizione che spero non siano nel suo intendimento,e disprezzo della figura di Gesù non come persona umana ma come Uomo-Dio. Il riferimento poi ai vangeli apocrifi che non hanno ,un riscontro storico, esaltano in modo eccessivo la figura di Guida facendo quasi credere che senza di lui non si sarebbe potuto adempiere la divinità del Messia non considerando, pertanto, tutti i libri che compongono il vecchio testamento che annunziano la venuta di Gesù.Quel che vorrei che l'autore prendesse in esame che Gesù non può chiedere aiuto ad un essere umano per realizzare il suo mandato divino. Questa è l'assurdità che si potrebbe ricavare dalla lettura del libro.

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  4. C'è chi crede in Gesù 'uomo-Dio' e chi, come Augias (e me), non credendo in Dio, crede nella figura (unica, eccezionale, incomparabile) di 'uomo-uomo'. Non mi pare che questa seconda scelta, di per sè, manchi di rispetto alla prima; nè mi pare che avvenga nel libro di Augias. Ma non voglio entrare nel merito, anche perché nessuno mi ha dato il ruolo di avvocato difensore dell'autore (che peraltro non so se abbia bisogno di difesa).
    Conosco le (iper)suscettibilità di molti credenti: purtroppo spesso sfociano nel dogmatismo e nell'intolleranza, quando non nell'insulto. Non è accaduto con l'anonimo che ha commentato qui sopra: lo ringrazio per aver espresso le sue idee con garbo e pacatezza.

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