sabato 25 luglio 2015

#VIDEO / Rihanna, la tortura è cool (Valerio Magrelli)

RIHANNA, 1948, cantante, attrice, modella barbadiana
Bitch Better Have My Money 
Regia di Robyn Rihanna Fenty, 2015
video, 7min01



La prima a reagire è stata la giornalista Sarah Vine, che sul Daily Mail del 6 luglio scorso ha giustamente, appassionatamente criticato l'ultimo, «repulsivo» video di Rihanna, intitolato Bitch Better Have My Money («Ti conviene trovare i soldi che mi devi, puttana»). 
La trama è presto detta. In soli sette minuti, spavalda ed altezzosa, la stella delle Barbados si mostra armata di tutto punto, fumando erba e indossando abitini di Dior o Chanel, mentre sequestra una ricca donna, la uccide, ne tortura il marito, e infine, dopo un'orgia con le compagne di merenda, saluta il pubblico, nuda e ricoperta di sangue, in un baule pieno di banconote. Sarah Vine parla di messaggio negativo nei riguardi dei giovani, evocando il celebre videogame Grand Theft Auto, studiato per far vincere chi uccide più personaggi (non ancora persone).
Ma la questione, a ben vedere, è diversa. Proviamo perciò a analizzare questo raccapricciante oggetto di consumo, progettato a fini esclusivamente commerciali e dotato di una fortissima ricaduta sociolologica - basti dire che in una settimana il video ha superato le venti milioni di visite («il che vuoi dire che per 20 milioni di volte la donna è stata appesa a testa in giù, e per 20 milioni di volte è stata affogata in una piscina...».)
Al di là dell'indifferenza nei riguardi dell'orrore, peraltro tipico di molti film splatter, ciò che colpisce è piuttosto l'impressionante sovrapposizione tra violenza e merce. Altrimenti detto: qui la violenza viene «sfruttata» dal marketing! Di norma, una popstar miliardaria, indossando vestiti miliardari, acquisisce nuovi miliardi grazie a una clip. Ma adesso è stato fatto un passo avanti, e i creativi hanno introdotto nuovi elementi: dalla depravazione alla disumanità. Pornografia, misoginia, incitemento alla violence, odio razziale (le criminali sono quasi tutte di colore, mentre la vittima è una pura WASP) sono ingredienti che Bitch non soltanto contiene, «ma addirittura giustifica e glorifica». Inutile dire che lo spettacolo, malgrado l'occhiuta censura statunitense, non è stato vietato ai minori. D'altronde, nel paese di Columbine, perché colpire il libero uso delle armi da fuoco, difeso da tante volenterose lobbies? Morale, anzi. amorale della favola. Tenendo conto che le fan di Rihanna hanno in media 11 o 12 anni, si può immaginare l'effetto di questa poderosa esaltazione della brutalità, degna di una campagna di reclutamento dello Stato Islamico. Oltretutto (quando si dice la fatalità), Rihanna è nota per essere stata picchiata dal compagno - ossia, invertendo i termini, per aver scelto come compagno un tale subumano.
Ma ritorniamo al video: qui il problema non è tanto che «il crimine paga», quanto, affermazione assai più perniciosa, che «il crimine è cool». Basta guardare l'aria di sussiego con cui la carnefice massacra le sue vittime. Il nuovo boia, adesso, viene avanti sdegnoso, come un'indossatrice in passerella. Dopo di che Rihanna passerà alla Siae, per ritirare i diritti d'autore.

*** Valerio MAGRELLI, 1957, poeta, scrittore, saggista, Showbiz impazzito, nel video di Rihanna la tortura è cool, 'Venerdì', 24 luglio 2015

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