domenica 26 luglio 2015

#MOSQUITO / Dio, religioni e democrazia (Paolo Flores d'Arcais)

La religione è compatibile con la democrazia solo se disponibile e assuefatta all’esilio di Dio dalle vicende e dai conflitti della cittadinanza, solo se pronta a praticare il primo comandamento della sovranità repubblicana: non pronunciare il nome di Dio in luogo pubblico. 
La religione è compatibile con la democrazia solo se addomesticata, cioè convertita all’autonomia assoluta della norma civile rispetto alla legge religiosa. Solo se persuasa che la sanzione spirituale del peccato non può pretendere il soccorso del braccio secolare che lo renda reato. Di più, la religione deve accettare la libertà del peccato come diritto di ogni cittadino: il peccato mortale garantito e protetto dalla legge, se così ha deciso la sovranità dell’autos nomos. Accettare e interiorizzare. 
Le religioni compatibili con la democrazia sono dunque religioni docili, che hanno rinunciato a ogni fede militante (di sharia e martiri o di legionari di Cristo e altre comunioni e liberazioni) che intenda far valere nel secolo la morale religiosa. Sono religioni sottomesse, che hanno interiorizzato l’inferiorità della «legge di Dio» rispetto alla volontà sovrana degli uomini su questa terra. Sono religioni ri-formate, perché avvezzano il fedele a una vita serenamente scissa tra l’ordinamento della salvezza e l’ordinamento della convivenza, tra l’obbedienza personale ai comandamenti divini e la doverosa promozione della libertà di ciascun altro di violarli. 
La venerata formula «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» è perfettamente inservibile perché non stabilisce il confine tra i due ambiti. Chi decide cosa sia di Dio o di Cesare, Dio o Cesare? Non appena «Cesare» sia però l’autos nomos di-tutti-e-di-ciascuno, nessuna ambiguità è più tollerabile: la sovranità democratica è la sola sovrana, e istituisce la libertà religiosa come libertà d culto e di coscienza purché non interferisca con le libertà repubblicane, purché i credenti assumano il «muro di separazione» tra politica e fede come proprio irrinunciabile dovere civico.

*** Paolo FLORES D'ARCAIS, filosofo, direttore di 'MicroMega', da Undici tesi sulla laicità, 'MicroMega', 4, 2015



Sempre in Mixtura, altri 5 contributi di Paolo Flores d'Arcais qui

Nessun commento:

Posta un commento