sabato 28 febbraio 2015

#VIDEO #CARTONI / Ormie il maialino (Rob Silvestri)



Ormie The Pig, animazione
creato e diretto da Rob Silvestri, 2009
Caccia al biscotto
video, 3min58

Un breve cartone animato molto divertente: per piccoli e grandi
Ormie è un maialino, e vuole un biscotto. Che è in una biscottiera, in cima al frigorifero.
Il maialino prova e riprova a raggiungerla. 
L'animazione è tutta costruita sui suoi tentativi: esilaranti...
Divenuta virale, ha raccolto diversi premi a festival per il cortometraggio e per i bambini. (mf)

#SPILLI #IMMAGINI / Formazione & Sviluppo



Un botta-e-risposta rubato alla rete. Originariamente in inglese.
Però non mi pare la solita 'americanata'.
L'autore è ignoto, ma la domanda del direttore finanziario (o chi per lui) è stranota: almeno chi, nelle imprese, si occupa di formazione e sviluppo, se l'è sentita rivolgere più volte. Formulata così o in modo simile.
Non sempre c'è un direttore generale 'illuminato' che risponde come qui risponde.
Anzi.
E non sempre c'è un direttore del personale che sa rispondere a direttori finanziari e direttori generali poco illuminati con argomenti e schiena diritti.
Anzi.
Anche per questo siamo in crisi.
E ci resteremo. 
Perché se non investiamo nel futuro, non ci resta che il presente. 
E il futuro lo abiteranno altri. Che hanno intelligenza e visione. 
Mentre noi, intelligenza e visione, ci limitiamo a scriverle nelle slide delle convention. 
Costa meno. E fa più effetto. Ma neppure più tanto speciale(mf)

#FILASTROCCHE / Le ochette del pantano (Renzo Pezzani)

Le ochette del pantano
vanno piano piano piano
tutte in fila come fanti
una dietro e l’altra avanti
una si pettina, l’altra balbetta
con voce bassa la stessa parola
una sull’acqua come una barchetta
fatta di un foglio di libro di scuola.

*** Renzo PEZZANI, 1898-1951, scrittore e poeta, Le ochette del pantano, in 'filastrocche,it', qui



In Mixtura ark #Filastrocche qui

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Un commento con gli occhi di oggi
Ho scoperto che a molti della mia generazione, e non solo a me, è capitato di dover mandare a memoria in prima elementare questa poesia-filastrocca.
Una sessantina d'anni fa.
L'ho ritrovata in rete, con l'indicazione dell'autore.
Ho provato un po' di nostalgia. 
Per le ochette (che eravamo).
Poi non ho potuto non pensare al tipo di educazione-imprinting sottesa alla filastrocca.
Tutti in fila. Ordinati e sereni. 
Anche allora, solo oche.
Più simpatiche delle pecore. 
Comunque niente gufi.
E per i cittadini, aspettare da grandi. Forse. Se ci renderemo conto delle oche e delle pecore che volevano che fossimo. (mf)

#VERSETTI SATIRICI / Corrado Guzzanti, Presenti

Non ci siamo dimenticati di voi.
Non crediate che preso il vostro voto
vi abbiamo voltato la schiena,
che abbiamo rubato la vostra fiducia
per i nostri inconcludenti giochi di potere.
Non ci siamo dimenticati di voi.
Siamo sempre pronti ad ascoltarvi.
Non crediate che siamo sordi alle vostre richieste,
che ignoriamo i vostri bisogni...
che ora che i giochi sono fatti
non ci interessate più.
Si ha un bel dire di questo scollamento
tra società e potere!
Che la politica è lontana dalla gente!
Ma noi non vi abbiamo lasciato soli,
diteci tutto!
Noi vogliamo le vostre critiche,
vogliamo ascoltare tutto ciò che volete dirci:
che siano accuse,
che siano proteste,
che siano lacrime,
che siano grida...
non abbiate timore.
... Parlate dopo il segnale acustico.

*** Corrado GUZZANTI, 1965, autore e attore comico, Presenti, da Corrado Guzzanti, Il libro de Kipli, Baldini Castoldi Dalai, 1992


#VIDEO #SOCIETA' / The Girl Effect



The Girl Effect: The Clock is Ticking
video, 3min04

http://www.girleffect.org/

Splendido video: una riflessione... (mf)

venerdì 27 febbraio 2015

#FOTO / L'Isis distrugge l'arte di 2mila anni fa


Ansa, Mosul, 27 febbraio 2015
Il 'califfato islamico' distrugge capolavori assiri millenari

Statue e bassorilievi antichi abbattuti da uomini  barbuti che poi li distruggono usando il martello pneumatico. E' questo l'ultimo video diffuso dall'Isis a Mosul, a prosecuzione di una campagna contro le vestigia del passato che ha già visto i miliziani dello Stato islamico far saltare in aria luoghi di culto, dare alle fiamme libri sottratti dalle biblioteche e distruggere una parte della cinta muraria di Ninive, l'antica capitale assira alla periferia dell'odierna Mosul.
Le immagini, diffuse attraverso un account Twitter usato dal Califfato, mostrano uno scempio perpetrato metodicamente nelle sale di quello che sembra un museo a Ninive. Durante il video, che dura cinque minuti, ci si sofferma sui cartelli in arabo e in inglese che illustrano i manufatti esposti. Tra le statue distrutte ne figura in particolare una di un toro alato che rappresenta l'antica divinità mesopotamica di Nergal. L'Isis segue una dottrina fondamentalista sunnita secondo la quale e' vietata qualsiasi riproduzione di esseri umani o animali, tanto più se raffigurazioni di dei. (ansa, 27 febbraio 2015)

Viene in mente Se questo è un uomo.... di Primo Levi.
Ma non basta. 
Perché l'uomo è peggio. 
Sa impadronirsi di Dio. E dire che agisce in suo nome. 
Le bestie almeno non credono. E comunque non lo fanno.
Si limitano a uccidere. E solo per vivere. (mf)

#RITAGLI / Riforma Rai: sarebbe semplice (M. Travaglio)

(...) 
Come si fa a farli uscire una volta per tutte da Viale Mazzini con le mani alzate e a non farli tornare mai più? 

(1) - Nel 2005 un gruppo di artisti, intellettuali e giornalisti riuniti da Tana De Zulueta e Sabina Guzzanti proposero una legge di iniziativa popolare “Per un’altra tv”, che coglieva il meglio dalle esperienze   delle emittenti pubbliche europee e raccolse le firme di 60 mila cittadini, consegnate nel 2006 al ministro   Paolo Gentiloni. 
In sintesi, proponeva: una Fondazione a cui conferire le azioni della   Rai; un Consiglio per le comunicazioni audiovisive di 21 membri, di cui 11 nominati dalla società civile (artisti, produttori, giornalisti, autori, imprenditori, utenti e sindacalisti del ramo, più esponenti delle accademie e delle università), 3 dagli enti locali e 7 dal Parlamento; un Cda da esso nominato con figure esperte scelte in un pubblico concorso aperto a chiunque esibisca il curriculum online, perché ciascuno possa verificarne la competenza e l’indipendenza; abolita la commissione parlamentare di Vigilanza, che è un ossimoro, essendo la Rai (come la Bbc) che deve vigilare sui politici e non viceversa. 
Gentiloni manifestò grande interesse per l’iniziativa, poi naturalmente fece come tutti gli altri: affidò ai partiti il compito di liberare la Rai dai partiti. E il Parlamento si guardò bene dal discutere la legge popolare. 
Ora chi ha proposte migliori le presenti, possibilmente in un dibattito pubblico e trasparente, non nelle segrete stanze di Palazzo Chigi, del Nazareno e anfratti limitrofi. 

(2) - Il decreto Renzi deve contenere rigorosi divieti contro i conflitti d’interessi nel mondo dei media (chi fa politica non può possedere neppure un’azione di concessionarie dello Stato, neppure tramite parenti o prestanome) e le concentrazioni sui relativi mercati (tetti antitrust calcolati sulle singole voci e non sul gran calderone del Sic: quote azionarie, affollamenti pubblicitari ecc.).   
Se è questo che vuol fare Renzi (si spera non da solo), merita tutto l’appoggio che gli serve e nessuno – a parte i partitocrati che vogliono tenere le zampe sulla tv, pubblica e privata – potrà contestare i requisiti di necessità e di urgenza al suo eventuale decreto. 
Se invece, come con tutte le nomine fatte sin qui, la sua rottamazione consiste nel sostituire gli amici di chi c’era prima con gli amici suoi e nel comprarsi il silenzio di B. lasciandolo ingrassare senza regole, vorrà dire che il Patto del Nazareno è sempre vivo. E la battaglia delle torri, narrata ieri dai quotidiani di regime come un’epica lotta fra San Matteo defensor Rai e il rapace Caimano, è l’ennesima finta. Perché sono due torri gemelle.

*** Marco TRAVAGLIO, giornalista, saggista, direttore de 'Il Fatto Quotidiano', da Le Torri Gemelle, 'Il Fatto Quotidiano', 27 febbraio 2015. 

Per l'articolo completo, vedi 'triskel182', 

#SPILLI #IMMAGINI / Leader tossico


Ovvio.
Eppure.
Non avremmo, in politica, Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini (e avanti il prossimo...)
E non avremmo, nelle imprese, tanti leader padronali: che ci chiamano 'collaboratori', ma ci vogliono 'dipendenti'.

Perché se siamo senza testa, restiamo con la pancia.
E allora per il leader tossico è semplicissimo manovrarci: pieni di pancia, privi di testa.
Marionette. (mf)



Jon Moo Kang,
'The New York Times', 5feb12

#SGUARDI POIETICI / Dottor Buddha, salvaci (G. Ceronetti)

Dottor Buddha aiutaci tu
Siamo l’Oceano del Dolore
Terra flaccida, pelle da ustioni
Incatenati nell’Illusione
Dottor Buddha aiutaci tu

Mani protese al dominio di tutto
La Sapienza ci guarda in lutto
II potere è dei farabutti
Qui non si parla si fanno rutti
Dottor Buddha rischiaraci tu 

Nei nostri visceri occultano spie
Non c’è più un atomo di questa carne
Puro e inviolato dai fattucchieri
Anatomizzano sogni e pensieri
Dottor Buddha scampaci tu

Tu che hai svelato il vuoto che siamo
Vedici gonfi di vento e niente
Perché la mente è data a chi mente?
Via dalle case via dalla gente
Sereno Buddha accoglici tu

Pena la bestia il sasso la foglia
Tutto il vivente noi tormentiamo
Lingua di sete al ciclo mostriamo 
Dai neri asfalti dove corriamo
Dottor Buddha rialzaci tu

Creature aride generiamo
Quale mai luce dargli possiamo?
Sono al lavoro spiriti mali
Che dappertutto segano ali
Sublime Buddha scacciali tu

Ridacci i balsami del sutra del cuore
Recidi i lacci del Divenire 
Dacci la chiave che ci faccia uscire
Dall’Io che è fabbrica di dolore
Dottor Buddha salvaci tu

*** Guido CERONETTI, nato nel 1927, filosofo, poeta, scrittore, Invocazione al Dottor Buddha perché venga e ci salvi, Tallone editore e Teatro dei Sensibili, 2009, pubblicato con il titolo Dottor Buddha, salvaci, ‘domenica’, supplemento al ‘Il Sole 24 Ore’, 25 gennaio 2009.
Anche in 'losguardopoIetico', 158, 14 settembre 2013, http://twl.sh/182WJ5p



#FAVOLE & RACCONTI / I condannati (Massimo Ferrario)

C'era una volta, in un Paese molto lontano e molto vicino a noi, un piccolo villaggio abitato solo da contadini, che vivevano felici coltivando i campi e allevando il bestiame.
Un giorno, il figlio del contadino più anziano partì per un lungo viaggio alla scoperta del mondo. 

Stette via molti mesi e quando tornò tutto il villaggio fece festa per tre giorni e tre notti. Tutti volevano sapere dal giovane cosa avesse visto e il giovane non finiva mai di raccontare. Ma una cosa, in particolare, aveva colpito l’immaginazione dei contadini: il fatto che il ragazzo avesse scoperto l’esistenza di strani oggetti chiamati monete. Lontano, in posti che venivano chiamati città, la gente infatti non si scambiava più prodotti – frutta, ortaggi, animali, manufatti -, ma soldi. Al ragazzo luccicavano gli occhi, mentre parlava di tante monete d’oro che aveva visto girare di mano in mano tra persone che portavano vesti incredibilmente ricamati e mostravano gioielli stupendi.

Poi le feste finirono e ognuno riprese la vita di sempre.

Ma il giovane conservava un’immagine fissa in testa: quella delle monete. Continuava a pensarci. Non vedeva altro. E una mattina, appena sveglio, vide che le monete, nella sua testa, si trasformavano in denaro.
Poi, fu come se il denaro fuoriuscisse dalla testa: non fosse più un’idea, non fosse più denaro, ma divenisse realtà. 
E fu in quel momento che il denaro si trasformò in animale: un animale vero, in carne ed ossa, con tanto di corna e mammelle, ma con la pelle d’argento lucente: come le monete che il ragazzo aveva visto in città.

Nel villaggio era nata una nuova mucca: la chiamarono Mucca d’Argento.

Tutti i contadini si raccolsero attorno al nuovo animale: stupiti, incuriositi, affascinati. E insieme con il giovane si diedero subito da fare per accudirlo, decidendo di allevarlo come ogni altra bestia.

Ben presto, però, si accorsero che il nuovo animale cresceva in maniera incredibile e aveva bisogno di spazi sempre maggiori: l’aria non era mai sufficiente. E così l’acqua. E il cibo: che doveva essere sempre più abbondante e proveniente dai pascoli più ricchi. 

Ma Mucca d’Argento si faceva amare. Anche perché, sempre più spesso, ad ogni pasto, al posto del latte, in maniera misteriosa, lasciava cadere dal corpo piccole monete: d’argento, appunto. Che la gente subito faceva a gara a raccogliere e a portarsi a casa.

Così a Mucca d’Argento fu riservato lo spazio di una fattoria intera, che abbracciava l’intera collina e copriva la parte centrale del villaggio, dove passava il fiume che serviva a irrigare i campi. E molti contadini, i più poveri, con il compenso di una moneta a testa, dovettero accettare di trasferirsi in zone più lontane, decentrate, in terre meno fertili e più sassose.

Intanto, nel Paese si era diffusa la notizia della presenza di Mucca d’Argento. E il villaggio divenne oggetto di viaggi continui di governanti, che desideravano conoscere da vicino il nuovo animale e si preoccupavano della sua salute. E naturalmente volevano anche loro un po’ delle monete d’argento di cui avevano sentito parlare.

Trascorsero mesi. Finché il governo decise che Mucca d’Argento doveva dare origine a una nuova razza. Furono svolte ricerche ovunque, per trovare un toro adatto all’accoppiamento, ma senza esito. Tutti i tori esistenti erano tori normali: e per avviare la nuova razza ci voleva un Grande Toro.

Ma come crearlo? Fu coinvolto il ragazzo che pensando intensamente alle monete aveva fatto nascere Mucca d’Argento. Lui provò ripetutamente a concentrarsi, ma non accadeva nulla. Finché una mattina, forse perché il pensiero era stato più limpido e profondo, avvenne il prodigio: e si materializzò un toro. Enorme. Possente. Della stessa razza di Mucca d’Argento. Ma con la pelle d’oro. 

Gli venne fatta conoscere la sua compagna. E i due animali si accoppiarono subito. 

I festeggiamenti durarono una settimana. Il Presidente del Governo si rallegrò con il ragazzo e lo riempì di doni. A lui venne lasciato il privilegio di dare un nome al Grande Toro e lui rispose pronto: Bottom. Non ne sapeva la ragione, ma disse che gli piaceva.

Era nata una nuova razza di mucche. D’oro e d’argento. Non producevano latte, ma monete. E su tutti, troneggiava Bottom: per il quale il tempo sembrava non passare. E infatti, la gente ormai sussurrava fosse immortale. 
Venivano da ogni parte del Paese: i bambini per osservare da vicino la maestosità di Bottom e gli adulti per portarsi via le monete, sempre più numerose, d’argento e d’oro, che venivano prodotte.

Finché un giorno, mentre al solito una folla reverente era intenta a guardarlo, Bottom parlò. E tra l’incredulità di tutti, con voce profonda ma nitida, disse che voleva essere onorato come un dio: pretendeva un tempio e che tutti gli si avvicinassero in ginocchio.
Prima ci fu sbigottimento, poi molti dissero che era giusto, infine tutti si prostrarono.

In una settimana, lavorando anche di notte, fu elevato un tempio. E Bottom fu onorato come un dio.
Ma presto Bottom riparlò. Non voleva soltanto musiche e danze. Pretendeva sacrifici. Però non animali: umani. Altrimenti, niente più monete, né d’argento né d’oro.

Lo sbigottimento fu massimo. Tutti, increduli e disgustati, dissero di no. Poi qualcuno ricordò le monete. E molti pensarono che forse... Finché la maggior parte disse che era giusto. E anche il Presidente del Governo decretò che nell’interesse supremo del Paese occorreva acconsentire. 

Tutti acconsentirono. 

E Bottom iniziò ad essere venerato con sacrifici umani.

* * *
Da quel giorno, ogni giorno, in quel paese tanto lontano ma tanto vicino, centinaia di persone, in fila, attendono di essere sacrificate.
E’ divenuta una normalità, quella coda. Ed è una coda che si ingrossa, si ingrossa, si ingrossa... 
E ai bambini che chiedono cosa ci fanno tutte quelle persone in fila, i genitori che hanno avuto la fortuna di sfuggire, per il momento, alla coda, rispondono sempre più preoccupati che sono quelli della fila di Bottom. I condannati della fila di Bottom.

Quelli della “Bottom line”.

*** Massimo Ferrario, 2000 - Rielaborazione creativa di una storia riportata in Robert Bly, 1926, poeta e scrittore statunitense, La società degli eterni adolescenti, 1996, red edizioni, Como, 2000.

#VIDEO #MUSICA / Chet Baker Live, 1986



Chet BAKER, 1929-1988, trombettista e cantante statunitense
Chet Baker Live @Ronnie Scott's, 1986
video, 58min50

#ILLUSIONI OTTICHE / Macchie o tigre?


Tante macchie oppure una tigre?
(ark mf)

giovedì 26 febbraio 2015

#EXLIBRIS #PEDAGOGIA / Fascismo, Preghiera della 'Piccola Italiana' (L. Rinaldi)

Ave, Maria, piena di grazia...
° ° °
Dolce Madonna, Sposa e Madre Santissima, prega il Signore perché benedica le mie aspirazioni di fanciulla cristiana e italiana.

Che io possa crescere buona, forte e operosa.

Fa che in un lieto domani la casa sia il mio regno, la chiesa il mio conforto, la scuola il mio sorridente ricordo.

Benedici i miei genitori e tutti coloro che mi educano.

Benedici la mia divisa.

Prega per le Famiglie dei Sovrani e dei principi d'Italia: Famiglie dove gli uomini sono soldati, e le donne madri.

Proteggi il Duce, che in me, mamma di domani, vede la fonte e la certezza della Patria.

*** La preghiera della "Piccola Italiana", da Luigi Rinaldi, Il libro della quinta classe. Letture, La Libreria dello Stato, 1940, XVIII era fascista, con illustrazioni di Bepi Fabiano, ristampa anastatica con introduzione di Mario Isnenghi, supplemento a 'Storia Illustrata', settembre 1985.

Ovviamente, il testo, essendo obbligatorio e rivolto a tutte le quinte classi del Regno, «è rimasto per mesi nelle cartelle e sui banchi di scuola di tutti gli italiani che sono andati a scuola fra il 1930 e il 1945» (M. Isnenghi). 
Cioè: per 15 anni questa è stata la pedagogia 'inculcata' agli italiani.
E alcuni di essi sono tuttora viventi. (mf)

#RITAGLI / La storia si ripete

Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici, ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. (...)

Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione. 

*** da una Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912 (da Siamo tutti un popolo di migranti, 'RaiNews', 11 maggio 2009, fonte Andrea Sarubbi, giornalista e deputato Pd).

#BRICIOLE / Invecchiare & dintorni

Bisognerebbe invecchiare senza diventare vecchi.

Un vecchio curioso non è vecchio. Perché sa governare l’ossimoro.

Farsi sorprendere. Ancora. Sempre.
E’ il segreto della giovinezza. Quella psicologica.

«Ma i vecchi rimbambiscono?», chiese il bambino al nonno.
Il nonno: «Alcuni».
Il bambino: «E tu?»
«Io sto con te. Non posso rimbambire. Solo rimbambinire.»

Se gli dici ‘know how per vivere’, ti ascoltano.
Se gli dici ‘saggezza’, sorridono: come dire, sì nonno, vai pure ai giardinetti.
Potenza dell'inglese. Imbecillità degli italiani.

*** Massimo Ferrario, anche in 'Rivista di Direzione del Personale', 2013

#ILLUSIONI OTTICHE / Eschimese o indiano?

Esquimese o indiano?
dalla rete

In Mixtura ark #IllusioniOttiche qui

#SGUARDI POIETICI / Consiglio (Erri de Luca)

Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta 
nell’evitare.
Distraiti dal vocabolo solenne, già abbuffato.
Punta al bordo, costeggia, 
il lanciatore di coltelli tocca da lontano, 
l’errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di
mancarlo. 

*** Erri DE LUCA, 1950, poeta e scrittore, Consiglio, da Erri de Luca, L'ospite incallito, Einaudi, 2008.
Anche in 'losguardopoIetico', 284, 21 marzo 2014, http://twl.sh/1l9hAxT

#VIDEO #PSY / La formazione psicoanalitica



Simona ARGENTIERI, psichiatra e psicoanalista, 
membro ordinario e didatta dell'Associazione Italiana di Psicoanalisi 
e dell'International Psycho-analytical Association.
La formazione psicoanalistica, intervista del 19 maggio 2011,
a cura di Psychiatry On Line
video, 12min47


Perché meno interesse, oggi, ad una formazione di psicoanalisi?
E la psicoanalisi nei servizi pubblici?
Come sta la psicoanalisi in Italia?
Alcune riposte, pacate ed equilibrate, di Simona Argentieri, una delle maggiori esperte di pasicoanalisi e psicoanalista.
Nel corso della conversazione, viene citato il libro di autori vari Mente

° ° °
«Si parla di terapie brevi. Ma quante persone che io conosco si fanno terapie brevi in sequenza...?» (Simona Argenieri, dal video)

#VIDEO #MUSICA / John Coltrane, Impressions



John COLTRANE, 1926-1967
sassofonista e compositore jazz statunitense
John Coltrane Quartet, Impressions
McCoy Tyner, Piano / Jimmy Garrison, Bass
video, 14min05


Per la biografia di John Coltrane, si veda:
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Coltrane

mercoledì 25 febbraio 2015

#SPILLI #IMMAGINI / Cinema e film



Un mio vecchio aforisma.
Ci sono sempre più affezionato.
Sempre più affezionato quanto più mi accorgo che siamo al cinema. Quasi tutti.
E che ormai rischio di finirci anch'io. In platea. 
A guardare.
Ma se tutti stanno a guardare, il film lo girano pochi uomini al comando.
E in genere non è un bel film.
Però ce ne accorgiamo dopo. Alla fine. 
Ce lo dice la storia.
Anche se noi siamo sordi. Oppure dimentichiamo facilmente. (mf)

#VIDEO #PSY / Jonathan Haidt, Radici morali di Liberali e Conservatori



Jonathan HAIDT, 1963, psicologo statunitense,
Radici morali di di liberali e conservatori, Ted, marzo 2008
(oltre 2 milioni di visualizzazioni)
video, 18min42


Jonathan Haidt è uno psicologo assai noto negli Usa.
Qui espone i 5 principi morali che stanno alla base delle nostre scelte politiche, sia che siamo di sinistra, di destra o di centro. 
Si tratta di un discorso che ha raccolto oltre 2 milioni di visualizzazioni dal 2008 ad oggi. 
Unico neo che personalmente ho trovato è l'esposizione assai veloce, che rende difficile, soprattutto nella traduzione sottotitolata, cogliere la quantità di stimoli lancitai.

° ° °
«E' un dato di fatto che i liberali hanno una caratteristica molto più evidente rispetto ai conservatori che si chiama "apertura alle novità". Le persone molto aperte alle esperienze desiderano la novità, la varietà, la diversità, le nuove idee e i viaggi. Le persone restie alle esperienze preferiscono argomenti familiari, sicuri e affidabili. (...)

.... un gruppo di persone che condivide gli stessi valori, la stessa morale, diventa una squadra, e una volta dentro la psicologia della squadra la mentalità aperta inizia a chiudersi. (...)

Che cos'è la moralità e da dove viene? 
L'idea più sbagliata nell'ambito della psicologia è che la mente, alla nascita, sia una tabula rasa alla nascita. La psicologia comportamentale ha dimostrato che i bambini vengono al mondo sapendo già molte cose del mondo fisico e di quello sociale e sono programmati per imparare certe cose con facilità e altre cose con difficoltà. La migliore definizione di innatezza che mi sia mai capitata di leggere è una che mi chiarisce tante cose... è del neuroscienziato Gary Marcus. Dice: "L'organizzazione iniziale del cervello non dipende così tanto dall'esperienza. La natura fornisce una prima stesura, che poi l'esperienza ritocca. Innato non significa immodificabile, significa organizzato prima dell'esperienza." 
OK, allora cosa c'è sulla prima stesura della mente morale? Per scoprirlo, il mio collega Craig Joseph e io abbiamo consultato la letteratura antropologica sulle variazioni culturali della moralità, e la psicologia evoluzionista, cercando delle corrispondenze. 
Quali sono i temi che ricorrono in tutte le discipline, comuni a tutte le culture e perfino a tutte le speci? Ne abbiamo trovati cinque, che chiamiamo i cinque fondamenti della coscienza morale.
La prima è dolore/affetto. Siamo tutti mammiferi qui, abbiamo un sacco di programmazione neurale e ormonale per stabilire legami con gli altri, volersi bene, provare compassione per gli altri, soprattutto i più deboli e indifesi. Questo ci fa provare una forte avversione verso chi fa del male. Questo fondamento morale sta alla base del 70 per cento dei giudizi morali che ho ascoltato qui al TED.
Il secondo fondamento è equità/reciprocità. Per quanto riguarda gli altri animali le prove che esista una reciprocità tra loro sono incerte, ma le prove per gli umani non potrebbero essere più chiare. Questo quadro di Norman Rockwell si chiama "The golden rule" (La regola aurea), ce ne ha parlato Karen Armstrong, spiegandoci che è un concetto chiave di tante religioni. Questo secondo fondamento sta alla base dell'altro 30 per cento dei giudizi morali che ho ascoltato qui al TED.
Il terzo fondamento è la lealtà di squadra. Si trovano gruppi nel regno animale - gruppi cooperativi - ma di solito sono gruppi molto piccoli o composti da fratelli. Solo tra gli umani si trovano gruppi molto numerosi di persone che sono in grado di cooperare, di unirsi - ma in questo caso uniti per combattere altri gruppi. Questo probabilmente deriva da una lunga storia di vita e psicologia tribale. E la psicologia tribale è così profondamente gratificante che anche quando non abbiamo più tribù ce le fabbrichiamo per divertimento. (Risate) Lo sport sta alla guerra come la pornografia sta al sesso. Possiamo dare sfogo a pulsioni molto antiche.
Il quarto fondamento è autorità/rispetto. Qui vedete gesti di sottomissione da due membri di specie strettamente imparentate - ma l'autorità dell'essere umano non è strettamente legata alla forza e alla brutalità come in altri primati. E' basata più sulla deferenza volontaria e persino su elementi amorosi, a volte.
Il quinto fondamento è purezza/santità. Questo quadro si chiama "L'allegoria della castità" Purezza non è solo soppressione della sessualità femminile. Può anche essere qualsiasi tipo di ideologia o idea che ti convince della possibilità di poter ottenere la virtù controllando ciò che fai con il tuo corpo controllando ciò che metti dentro il tuo corpo. E mentre la destra moralizza molto il sesso la sinistra fa lo stesso con il mangiare. Oggigiorno il cibo viene estremamente moralizzato a causa delle idee sulla purezza e di ciò che sei disposto a toccare o mettere nel tuo corpo. 

... come disse Edmund Burke: "I limiti imposti agli uomini a alle loro libertà, devono essere considerati tra i loro diritti". Ciò venne detto dopo il caos della Rivoluzione francese. Una volta capito questo -- una volta visto che sia liberali che conservatori hanno qualcosa con cui contribuire, che creano un'equilibrio tra cambiamento e stabilità -- allora penso che la via che ci porta fuori dalla matrix morale si apra.
Questo è la più grande rivelazione che tutte le religioni asiatiche hanno raggiunto. Pensate a Yin e Yang. Lo Yin e Yang non sono nemici.

Queste due strofe contengono, credo, le rivelazioni più profonde mai conseguite nella psicologia morale. Dal maestro Zen Seng-ts'an: "Sei vuoi la verità davanti a te, non esserne mai in favore o contro, la lotta tra l'essere pro e contro è la malattia peggiore della mente". Sfortunatamente molti dei leader nel mondo hanno preso questa malattia. » (Jonathan Haidt, dal video)

#VIDEO #CARTONI / Ratatouille, Un grande artista può celarsi in chiunque



Ratatouille, film d'animazione, diretto da Brad Bird, 2006
Un grande artista può celarsi in chiunque
video, 2min00



Il nuovo che non ti sazia mai

Scelta del video e nota di commento di Valerio BIANCHI

Rémy non è un cuoco qualunque. Anzitutto perché è un topo e come tale è “ultimo” per definizione. Poi perché possiede un talento innato per gli odori e per il buon cibo. E infine perché è riuscito, dopo molte peripezie, ad affermarsi nientemeno che come chef del famoso ristorante Gusteau’s a Parigi.

Eppure sa che c’è ancora molto scetticismo che lo circonda e tante prove da superare per consacrarsi definitivamente. La più ardua sarà convincere del proprio talento il severissimo critico culinario Anton Ego
L’occasione si presenta inaspettata quando Ego decide di recarsi a cena proprio da Gusteau’s. Rémy non esita un istante e si lancia con coraggio nella rivisitazione sperimentale di un piatto povero: la ratatouille. Ego ne rimane incantato, anzi capisce che ciò che ha assaggiato è così nuovo da scuotere le fondamenta stesse del suo essere, per usare le sue parole. E il giorno dopo scrive la recensione che abbiamo appena visto.

Aldilà della metafora cinematografica, l’originalissimo cartoon della Disney contiene a mio parere un messaggio di grande valenza organizzativa: se crediamo veramente nel nuovo, nella sua forza dirompente e siamo disposti a lasciarcene coinvolgere, scopriremo che un grande talento può celarsi in chiunque. 
Occorre rischiare, essere disponibili a sostenere il nuovo e l’incertezza che porta con sé anche nelle difficoltà. Ma se vogliamo essere portatori di cambiamenti veri, e non soltanto di comodi restyling delle nostre dimesse facciate, dobbiamo permettere che la novità scuota le nostre convinzioni e sradichi i nostri pregiudizi. Dobbiamo insomma avvertire un terremoto emotivo nelle nostre fondamenta: all’inizio farà un po’ male, a noi e agli altri, ma poi guarderemo le cose in maniera davvero diversa.

Rémy, sorprendimi anche oggi!

° ° °
«Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cucina, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull'alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau "Chiunque può cucinare!", ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau's e che secondo l'opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau's, di cui non sarò mai sazio» (Anton Ego, dal video)

#ILLUSIONI OTTICHE / Ranocchio o cavallo?

Ranocchio o cavallo?
dalla rete

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martedì 24 febbraio 2015

#BRICIOLE / Valutare & dintorni

Se vuoi capire, non valutare. Poi però bisogna anche decidere.

Non possiamo non valutare.
Però possiamo distinguere i comportamenti dalle persone.
E usare i post-it. Anziché le scritte scolpite nel marmo.

Analizzare. Vagliare. Sceverare. Setacciare. Filtrare. Discernere. Criticare. Valutare. Mondare.
Voci del verbo Pensare.
Desuete.

Giudicare è pronunciare una sentenza.
Valutare è dare un valore.
Il primo verbo appartiene ai magistrati.
Il secondo ci riguarda tutti.

Misurare è parte del valutare. Ma valutare è oltre.
Dai numeri si parte. Nei numeri non ci si chiude. E non tutto è riconducibile ai numeri.

*** Massimo Ferrario, anche 'Rivista di Direzione del Personale', 2012

#SGUARDI POIETICI / Le parole (M. Ferrario)

Sì, sarebbe ora:
sarebbe ora di prenderle in cura. 
Di ridare loro 
anima e senso. 
Di curarle. 

Loro, 
le parole, 
non parlano più.

Mute, senza fiato
annaspano strozzate
nell’aria senza ossigeno,
stantia avariata deturpata,
invasa dalla retorica
vuota e ostentata che si ripete
a discorotto

Ma come dare ciò che
non si ha?
Come ridare alle parole
l’anima e il senso
che noi abbiamo smarrito?

Questo è il dramma:
le parole, 
anche quando non parlano più,
dicono. 

Dicono di noi.

Perché loro,
le parole,
siamo noi.

*** Massimo Ferrario, Le parole, inedito, novembre 2014.

#VIDEO #MUSICA / Joe Henderson, Take The 'A' Train



Joe HENDERSON, 1937-2001,
sassofonista jazz statunitense
Take The 'A' Train
Joe Henderson, tenor - Bheki Mseleku,  piano - George Mraz, bas
video, 8min23

Il pezzo è stato composto da Billy Strayhorn (1915-1967), pianista, arrangiatore e compositore statunitense.
È ispirato alla linea 'A' della metropolitana di New York, che al tempo portava da Eastern Brooklyn fino ad Harlem ed alla parte settentrionale di Manhattan. 
Divenne il pezzo di punta di Duke Ellington e spesso era il primo pezzo eseguito da Ella Fitzgerald nei suoi concerti.

Riguardo al titolo di questo brano, esiste una leggenda. Occorre ricordare che le leggende nel mondo jazzistico si sono così moltiplicate durante gli anni che è difficile dire se corrispondano al vero o meno. 
Strayhorn aveva già incontrato Duke Ellington nel 1938, cercando di impressionarlo con la propria abilità e gusto musicale durante uno show nella sua città natale, Pittsburgh. 
Dovette esserci riuscito, in quanto Duke gli riferì che si sarebbero sentiti nel prossimo futuro. 
Tuttavia, nel gennaio del 1939, Strayhorn non aveva ancora avuto alcun contatto con Ellington e decise così di rifarsi vivo e di incontrarlo personalmente. Chiamò l’ufficio di Ellington che gli disse che il grande musicista sarebbe stato a suonare ad Harlem nei giorni seguenti. 
Strayhorn partì da Pittsburgh e giunse a New York. 
In tasca aveva una composizione già preparata a casa con la quale impressionare favorevolmente il grande Duke. 
Appena arrivato in città chiamò nuovamente l’ufficio di Ellington per avere indicazioni su come raggiungere il locale dove egli stesse suonando. Giunto ad Harlem, riuscì, alla fine del concerto, a parlare con Ellington e proporgli nuovamente di suonare con lui. 
In quell’occasione suonò per lui il pezzo che aveva già preparato a casa. 
Ellington fu favorevolmente colpito dalla canzone e chiese a Strayhorn che titolo avesse, ma Strayhorn era così emozionato che l’unica cosa che gli venne in mente fu la frase che si era ripetuto mentalmente più volte mentre andava là, per paura di prendere la linea sbagliata, cioè le istruzioni che aveva ricevuto per arrivare ad Harlem. 
Fu così che il pezzo prese il titolo di Take the 'A' train.

(notizie tratte da:

#VIDEO #SCIENZA / Carlo Rovelli, La fisica e la scienza

Carlo ROVELLI, 1956, fisico, saggista
Che tempo che fa, conversazione con Fabio Fazio
Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, 2014, 1 febbraio 2015
video, 9min28

La conversazione prende spunto dal libro pubblicato recentemente dall'autore: l'argomento potrebbe apparire ostico (la fisica, la scienza), ma lo stile e la sapienza con cui è stato trattato ne ha fatto un caso editoriale.
Carlo Rovelli è un giovane fisico specializzato in 'gravità quantistica': si presenta in modo 'semplice', ha un taglio colloquiale e informale e soprattutto ha una incredibile capacità divulgativa. (mf)

° ° °
«La scienza è bella non perché abbiamo imparato questo e quello. Ma perché ci dice quanto ancora non sappiamo. (...)

Se non ci si ribella non si va da nessuna parte. (...)

Bisogna osare, ribellarsi, credere nelle proprie idee, cambiarle, andare in giro, bighellonare...» (Carlo Rovelli, dal video)

Libro di riferimento:
Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, 2014

Per la biografia di Carlo Rovelli, si veda:
http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rovelli

#VIDEO #QUADRI / Melania Mazzucco, L'Italia in un quadro

http://scuola.repubblica.it/blog/video/melania-mazzucco-e-litalia-in-un-quadro/

Melania MAZZUCCO, 1966, scrittrice
L'Italia in un quadro - Rep@Conference
video, 50min23


Fine '800, il tema dell'emigrazione travolge il Paese. 
Un fenomeno che viene raccontato dalla stampa dell'epoca, in primis da Edmondo De Amicis e, solo in seguito, dai pittori. 
La lezione di Melania Mazzucco al liceo artistico Michelangelo Guggenheim di Venezia per il secondo incontro del ciclo Rep@Conference, il viaggio negli istituti italiani di RepScuola. 
L'incontro con l'autrice ha preso il via dal dipinto Gli emigranti di Angiolo Tommasi, opera datata 1896 che coglie una scena comune e emblematica dell'emigrazione italiana e della storia del nostro Paese. 
«L'opera d'arte - ha detto Melania Mazzucco - ci parla e parla di noi». (dalla presentazione del video)

Una 'bella' lezione di una nota e brava scrittrice: che partendo da un quadro di un pittore 'minore' ci racconta l'Italia di fine 800.
Cultura è anche conoscere le radici, non dimenticare la storia.
L'arte è uno 'strumento' potente: se la sappiamo far parlare, se la sappiamo far raccontare.
E lei, Melania Mazzucco, lo sa fare: con tranquillità, chiarezza e competenza. (mf)



Angiolo TOMMASI, 1858-1923
Gli emigranti, 1896

° ° °



Angiolo TOMMASI, 1858-1923
Le ultime vangate, 1892

° ° °


Adolfo TOMMASI, 1851-1923
La brina, 1880

° ° °

 Telemaco SIGNORINI, 1835-1901
La sala delle agitate, 1865

° ° °


Telemaco SIGNORINI, 1835-1901
L'alzaia, 1865

In Mixtura ark #Quadri qui
In Mixtura i contributi di Melania Mazzucco qui

lunedì 23 febbraio 2015

#SPILLI #IMMAGINI / Ignoranza, cultura



Fosse solo una battuta, ci faremmo solo un sorriso.
Il dramma è che tutti assentiamo.
E diciamo che la cultura è un investimento. Imprescindibile.
Poi va come va.
E anche per questo siamo come siamo.
E paghiamo tutti.
Anche (non solo, ma soprattutto), in una democrazia, sul piano della democrazia. (mf)

Italia, persone funzionalmente analfabete, età 16-65, periodo 2003-2008: 47% (Norvegia, 7,9%)
http://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_funzionale

#LIBRI PIACIUTI / Maylis de Kerangal, Riparare i viventi

Maylis DE KERANGAL, Riparare i viventi, Feltrinelli, 2015, 
pagine 218, € 16,00, ebook € 9,99


La trama è dolorosamente, tragicamente semplice. 

Un giovane, atletico, sportivo, innamorato del surf e sempre a caccia della magia della nuova onda perfetta, al ritorno proprio dalla ennesima avventura sul mare, si schianta in auto. E’ morte cerebrale. La famiglia sembra impazzire. Con comprensibile affaticato tormento i genitori danno il consenso all'espianto degli organi. E nuove vite rivivono. E il cuore, in particolare, del ragazzo può riprendere a pulsare nel torace di una donna che pareva ormai senza speranza.

Ci sono casi in cui la forma è sostanza e questo libro ne è la conferma. Quello che ti mozza il fiato (e in alcuni momenti avviene davvero, senza metafora) è lo stile con cui tutto è raccontato. Il linguaggio: preciso, microdettagliato, che cerca di restituire, con una ‘oggettività’ impari che però si annega nella ‘soggettività’ assoluta dei personaggi, stati d'animo, emozioni, paesaggi. Ma soprattutto l’approccio: incandescente e distaccato allo stesso tempo, appassionato e freddo come un processo autoptico. Che sopraffà il lettore di parole, sensazioni, atmosfere. Torrentizio, a valanga, ansimante. In alcuni momenti ti senti boccheggiare: certo, il contenuto inquieta, ma è il modo in cui ti viene proposto che non ti dà respiro, ti ‘tira dentro’ la storia, esige il tuo ‘esserci’.

E’ questa la cifra del romanzo: la superba maestria con cui l’autrice sa lavorare con il fiume di pensieri e descrizioni che le offre la materia tormentosa della vicenda. 
E questo, a mio avviso, in alcuni momenti appare anche il limite. La sapienza di scrittura, superata una certa soglia, rischia di diventare pura abilità, gioco letterario, artificio da giocoliere. E in questi momenti la lettura, per quanto continui a restare affascinata dalla destrezza linguistica, fatica a seguire, anche perché invasa dal susseguirsi delle parentesi che vogliono dire tutto, non dimenticare nulla, dettagliare qualunque vissuto e approfondire qualunque mossa medica, scavare ogni recesso di anima e mostrare, nei fatti, come sia indispensabile ‘riparare i viventi’.

Nel complesso, comunque, il romanzo avvince: per la sua freddezza spietata che si unisce ad una ‘pietas’ che diventa, in molti passi, poesia pura. Come in questo frammento finale, in cui peraltro lo stile, di solito ansimante e arrembante, si quieta:
«
Il cuore di Simon migrava in un altro luogo del paese, i suoi reni, il suo fegato e i suoi polmoni raggiungevano altre province, correvano verso altri corpi. Cosa sarebbe rimasto, in quella disseminazione, dell’unità di suo figlio? Come collegare la sua memoria individuale a quel corpo disperso? Che ne sarebbe stato della sua presenza, del suo riflesso sulla Terra, del suo fantasma? Quelle domande le girano intorno come cerchi di fuoco, poi davanti ai suoi occhi si forma il viso di Simon, intatto e unico. È irriducibile, è lui. Sente una calma profonda. Fuori la notte arde come un deserto»

Un libro da leggere. E che non ti abbandona. (mf)


#SGUARDI POIETICI / Hai mai fatto l'esperienza (J. Kabat-Zinn)

Hai mai fatto l’esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quello che non sai,
e quel ch’è stato e quel che ancora dev’essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d’ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa
     [bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell’‘essere’ ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.

*** Jon KABAT-ZINN, statunitense, fondatore della Clinica per la riduzione dello stress, Massachussets, blog 'meditare.net', http://bit.ly/1mWM1qK
Anche in 'losguardopoIetico', 445, 21set14, http://twl.sh/1rdbqil


Per avere un'idea del pensiero di Jon Kabt-Zinn, vedi, in questo blog,  #Video #Psy, Jon Kabat-Zinn, Mindfullness, 13 gennaio 2015
http://masferrario.blogspot.it/2015/01/video-psy-mindfulness-jon-kabat-zinn.html

#VIDEO / Diventa ciò che sei (Umberto Galimberti)


Umberto GALIMBERTI, 1942
filosofo e psicoanalista di matrice junghiana
https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Galimberti
Diventa ciò che sei: la visione di Jung 
video, 2min06

Un breve spunto: per ricordarci ciò che già Pindaro e Nietzsche ci hanno ricordato. 
E che Carl Gustav Jung ha ribadito, introducendo il suo concetto di principio di individuazione. (mf)


In Mixtura altri contributi di Umberto Galimberti qui
In Mixtura contributi di Carl Gustav Jung qui

domenica 22 febbraio 2015

#SPOT / Potere, resistergli è possibile


(dal web, fonte non rintracciata)

° ° °


(dal web, fonte non rintracciata)

#SPILLI / Neppure gatti (M. Ferrario)

Margaret Thatcher dichiarava di volere collaboratori pronti a offrire soluzioni e non a sollevare interrogativi o problemi. 
Ha fatto scuola. Ovunque. In politica e in azienda.
A destra, al centro, a sinistra.

Si cercano 'obbedienti efficienti'. 
Che dicano di sì e subito facciano. Esecutori scattanti e col sorriso sempre ben in vista. A rallegrare il mondo e a diffondere il messaggio delle 'magnifiche sorti e progressive'.
Perché l'obbedienza è tornata una virtù.

Gli altri, quei pochi che ancora volessero capire, ponendo domande, scoprendo problemi, chiedendo approfondimenti; gli altri, quei pochi che ancora volessero discutere, 'remano contro'.
Vanno isolati.
Tutt'al più gli è concesso, democraticamente, di essere 'ascoltati'. Ma una tantum. E purché non si perda troppo tempo.
'Ascoltati' nel senso che loro parlano e chi ha il potere 'twitta', chatta', sbriga la corrispondenza via email, insomma fa i comodi suoi. Tanto poi, alla fine, si fa quello che era già stato deciso si facesse.

E' il nuovo modo di fare politica e impresa.  
Perché chi pensa e cerca di far pensare disturba, rallenta, divaga. 
Oggi si chiamano 'frenatori'. O 'gufi'.
E poiché non partecipano alla corrente del tempo di chi si è stampato il sorriso sempre ottimisticamente ebete sulle labbra, appartengono all'industria della lagna.

Così (si) è ridotto l'essere umano. 
Il modello è un cane. Che scodinzola. E si inchina al capobranco.
Anche l'autonomia del gatto fa paura. Non è fedele. E' incontrollabile.
Non è 'allineato'.

Già: 'allineamento'. E' la parola chiave che abbiamo imparato da oltre oceano. 
E naturalmente noi siamo abili nelle perversioni: l'abbiamo resa ancora più oscena, nella pratica, di quanto facciano gli stessi americani.

*** Massimo Ferrario, per 'Mixtura'


#VIDEO #SOCIETA' / Khadija Gbla, Contro la Mutilazione Genitale Femminile



Khadija GBLA, afroaustraliana, 
consulente per i diritti umani, esperta 'cross-cultural'
Il 'Potenziamento' per mia madre: 
contro la Mutilazione Genitale Femminile, Ted, ottobre 2014
video, 18min40

Khadija Gbla è cresciuta tra due definizioni di cosa significa "essere una donna con potere". 
Mentre sua madre, originaria della Sierra Leone, pensava che circonciderla - e perciò soffocare i suoi impulsi sessuali - fosse la massima forma di potenziamento, la sua cultura di teenager australiana le diceva che si meritava il piacere e che ciò che le era successo era chiamato "mutilazione genitale femminile". 
(dalla presentazione del video)

Un intervento schietto, appassionato, a tratti giustamente irato anche se 'contenuto': e per questo ancora più trasparentemente arrabbiato. Basato sulla sua esperienza diretta, prima rimossa e poi all'improvviso casualmente consapevolizzata. 
Parole secche, chiare, molto logiche e razionali sulla violenza operata alle donne. 
E non solo nelle culture africane o asiatiche. Anche nei Paesi 'occidentali', in cui la multiculturalità ha ormai un peso sempre maggiore, per il numero degli immigrati. (mf)

° ° °

... mia mamma venne a casa un giorno e disse "Andiamo a fare una brava vacanza, una piccola gita." 
Ci ha messo in macchina, ha guidato per ore ed è finita in un cespuglio in una area remota del Gambia. In quel cespuglio, trovammo due capanne. 
Una vecchia signora ci venne incontro. Aveva qualcosa di etnico, era molto anziana. Scambiò due parole con mia mamma e se ne andò. Poi tornò e si allontanò ancora una volta verso una seconda capanna. Io stavo lì e pensavo, "È tutto molto strano. Non capisco, cosa sta succedendo?" L'altra cosa che ricordo, è che mia mamma mi portò in questa capanna. Mi tolse i vestiti, e mi tenne giù, bloccata, sul pavimento. Io mi divincolai e tentai di togliermela di dosso, ma non ci riuscii. Poi la vecchia venne verso di me con un coltello dall'aspetto arrugginito, uno di quei coltelli affilati, arancioni, quelli che non hanno mai visto l'acqua o la luce del sole. Pensai che volesse uccidermi, ma non lo fece. Scivolò lentamente lungo il mio corpo e finì dove c'è la mia vagina. Tenne fermo quello che ora so essere il mio clitoride, prese quel coltello arrugginito e cominciò a tagliare, millimetro dopo millimetro. Urlai, piansi, chiesi a mia mamma di togliersi così che il dolore si fermasse, ma tutto quello che lei disse fu: "Stai brava." La vecchia signora segò via la mia carne per quella che sembrò un'eternità, e quando finì, gettò quel pezzo di carne sul pavimento come se fosse la cosa più disgustosa che avesse mai toccato. Entrambe mi mollarono e mi lasciarono lì a sanguinare, a piangere, confusa su quanto era appena successo.
Non ne abbiamo mai più parlato.

Un giorno, stavo guardando il grafico dei diversi tipi di 'Mutilazione Genitale Femminile', MGF, dirò semplicemente MGF per fare prima 
Il tipo 1 è quando tagliano via il cappuccio. Il tipo 2 è quando tagliano l'intero clitoride. e parte delle grandi labbra, o le labbra esterne, e il tipo 3 è quando tagliano l'intero clitoride e ti cuciono le labbra e resta solo un piccolo foro per fare pipì e avere il ciclo. 
I miei occhi sono caduti sul tipo 2. Prima di quel momento, avevo avuto una sorta di amnesia. Ero così scioccata e traumatizzata da quello che era successo, che non ricordavo niente. Sì, sapevo che mi era successo qualcosa di brutto, ma non avevo alcun ricordo di ciò che era successo. Sapevo di avere una cicatrice laggiù, ma pensavo che tutte avessero una cicatrice laggiù. Era successo anche a tutte le altre. Ma quando guardai il tipo 2, mi tornò in mente tutto. Ricordai cosa mi era stato fatto. Mi ricordai di me nella capanna, con la vecchia signora e mia mamma che mi teneva giù.
Le parole non possono esprimere il dolore che provai, la confusione che provai, perché solo allora capii che ciò che mi avevano fatto era terribile che in questa società era chiamato "barbarie", era chiamato mutilazione. Mia madre aveva detto che si chiamava circoncisione, ma qui era mutilazione. » (Khadija Gbla, dal video)

#SGUARDI POIETICI / Ignominia d'Europa (Günter Grass)

Prossima al caos, perché non all’altezza dei mercati, 
lontana sei dalla terra che a te prestò la culla.

Quello che, con l’anima hai cercato e consideravi tuo retaggio, 
ora viene tolto di mezzo, alla stregua di un rottame. 

Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza era per te luogo comune.

Paese condannato alla miseria, la cui ricchezza, 
ben curata, orna i musei: preda che tu sorvegli.

Coloro che, in divisa, con la violenza delle armi funestarono il Paese 
ebbro d’isole, tenevano Hölderlin nello zaino. 

Paese a stento tollerato, di cui un tempo tollerasti 
i colonnelli in veste di alleati. 

Paese privo di diritti, al quale un potere che i diritti impone, 
stringe sempre più la cintola.

Sfidandoti, veste di nero Antigone e dovunque lutto 
ammanta il popolo di cui tu fosti ospite.

Eppure fuori dai confini il codazzo dei seguaci di Creso 
ha ammassato tutto ciò che d’oro luccica nelle tue casseforti. 

Trangugia infine, butta giù! gridano i claqueur dei Commissari, 
ma Socrate ti restituisce irato il calice colmo fino all’orlo.

Malediranno in coro gli Dei ciò che possiedi,
quando il tuo volere esige di spossessare il loro Olimpo. 

Priva di spirito deperirai senza il Paese
il cui spirito, Europa, ti ha inventata. 

*** Günter GRASS, 1927, poeta, scrittore, saggista, scultore, tedesco, Ignominia d’Europa, traduzione di Claudio Groff, ‘la Repubblica’, 26 maggio 2012.
Anche in 'losguardopoIetico', 279, 16 marzo 2014, http://twl.sh/1kUkGWm

#ILLUSIONI OTTICHE / Vaso o due visi?

Vaso o due visi?
(ark mf)

Una vecchia famosa 'illusione'...

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