giovedì 3 marzo 2016

#LIBRI PREZIOSI / "Ateismo ragionevole", di Scott F. Aikin e Robert B. Talisse (recensione di M. Ferrario)

Scott F. AIKIN, Robert B. TALISSE, Ateismo ragionevole, 2011, 
Editore Nessun Dogma, 2015
traduzione di Oscar Cavagnini
pagine 177, € 18,00, ebook € 8,99

Posizione chiara e convinta, argomentazioni logiche e rispettose
Ci sono almeno due ottime ragioni che dovrebbero spingere a leggere e meditare profondamente questo libro, davvero prezioso: il contenuto e lo stile. 
Il contenuto interpella il nostro credere o non credere in Dio: un tema che potrebbe essere considerato forse 'il' tema della vita, se si opta per una vita pensata e non solo inconsapevolmente agita. 
Lo stile conferma come la forma, in molti casi, sia davvero sostanza. E qui si traduce in un esempio di altissimo livello di come si può, e si dovrebbe sempre, discutere con chi la pensa diversamente: argomentando le proprie ragioni senza remore, con convinta assertività; nel rispetto delle ragioni altrui e cercando di comprendere gli argomenti e le obiezioni dell'altro, anche sforzandosi di indossare i suoi panni.

Gli autori, Scott F. Aikin e Robert B. Talisse, sono due filosofi statunitensi che si dichiarano atei. Il loro interesse, esplicitato dalle prime righe, non mira a convincere i non credenti della verità dell'ateismo, quanto a rendere credibile la scelta di chi ha argomenti per sostenere che Dio non esiste. Dichiarano infatti in premessa di aver scritto il volume principalmente per credenti, non con lo scopo di «dimostrare che la credenza religiosa è sciocca o che i credenti sono degli illusi», ma piuttosto per «mostrare ai credenti che l’ateismo è una posizione moralmente e intellettualmente rispettabile». Aggiungono: «Per essere più precisi, abbiamo l’ambizione di dimostrare che quando si sostengono tesi a favore dell’ateismo si può fare appello agli stessi impegni morali che i credenti mettono al centro delle loro convinzioni religiose. Se ci riusciremo avremo dato ai credenti l’opportunità di riflettere sul fatto che gli atei possono essere cittadini onesti, sinceri, intelligenti e moralmente responsabili come loro». 
Anche da queste parole si ha conferma della specificità del contesto culturale statunitense, in cui gli atei in molti Stati sono esclusi dalle cariche pubbliche e comunque in generale sono oggetto di forte stigma sociale negativo. Ma che l'ateismo, per quanto numericamente in aumento nel mondo, non goda di simpatie particolari da parte dei credenti anche fuori degli Usa è cosa verificabile pure in Italia. 

Dunque la traduzione di questo saggio mi pare quanto mai opportuna per favorire una riflessione, in questo caso davvero acuta ed equilibrata, anche in casa nostra. E direi che l'obiettivo dichiarato da Aikin e Talisse è raggiunto in pieno: la loro opera non aggredisce e condanna i credenti e non esalta gli atei, ma dimostra, con pacatezza pur se con decisa convinzione e toccando i punti nevralgici del dibattito, che l'ateismo, come è anticipato nel titolo (Ateisimo ragionevole), ha una sua 'ragionevolezza' e che l'essere senza Dio si concilia perfettamente con una posizione di seria e profonda moralità (anzi, osano dire i due filosofi, ripetendo asserzioni note, ma qui proposte con un ragionamento di indubbio rigore: forse veramente morale è la scelta di chi non si appoggia ad alcun Dio). 

Il taglio argomentato, razionale, rispettoso differenzia l'approccio qui seguito dal filone del 'neoateismo', i cui esponenti principali vengono criticati, oltre che per una qualche superficialità di pensiero, soprattutto per un certo fondamentalismo violento che tende a squalificare i credenti.

In ultimo, da segnalare con particolare sottolineatura, perché quanto mai calzante anche per il contesto italiano, è il capitolo sull'etica della cittadinanza: un inno equilibrato, a mio avviso inoppugnabile, alla laicità. Che resta lo strumento fondamentale, per quanto troppo bellamente ignorato, per regolare la convivenza umana, preservando diritti e eguaglianza di tutti nella sfera pubblica.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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Se noi pensiamo che le credenze su religione, morale e politica siano davvero di grande importanza – se pensiamo che sia importante come viviamo la nostra vita – dovrebbe interessarci più di ogni cosa giungere alla verità su questi argomenti. Come abbiamo visto, tenere alla verità non è semplicemente una questione di avere le credenze giuste. Come per l’assistenza a un bambino o un anziano, tenere alla verità è un ininterrotto processo di attenzione alle nostre credenze e alle basi su cui poggiano, di comprensione delle migliori ragioni che possono essere presentate in loro favore. Tenere alla verità delle nostre credenze di grande importanza significa così tenere alle ragioni, alle prove e agli argomenti di quelli con i quali non siamo d’accordo. Significa stare attenti ad avere un quadro preciso di quali sono queste ragioni. Per questo bisogna che noi discutiamo di religione, morale e politica con tutti. (Scott F. Aikin, Robert B. Talisse, Ateismo ragionevole, Editore Nessun Dogma, 2015)

... la discussione non è semplicemente un combattimento verbale; non punta a far sembrare il proprio interlocutore stupido o sciocco. Non si “vince” la discussione umiliando l’interlocutore, riservandosi l’ “ultima parola” o zittendolo. (Scott F. Aikin, Robert B. Talisse, Ateismo ragionevole, Editore Nessun Dogma, 2015)

A noi allora sembra che parlare di rispetto delle credenze degli altri sia fuori luogo. Le credenze non sono un oggetto appropriato di rispetto (o della sua mancanza). Le persone sì. E noi rispettiamo gli altri trattandoli come persone che ragionano pari a noi, come creature razionali. È irriguardoso passare sotto silenzio quelli che riteniamo essere gravi errori di una creatura razionale come noi. Lo è giudicarla insensibile alle considerazioni razionali e sorda alle buone ragioni. Lo è trattarla con condiscendenza. (Scott F. Aikin, Robert B. Talisse, Ateismo ragionevole, Editore Nessun Dogma, 2015)

... l’ateismo è il rifiuto di certe credenze. Non è la pura assenza di giudizi, per esempio, sull’esistenza del Dio delle religioni abramitiche; è, come minimo, il giudizio che non esiste un tale Dio. Detto altrimenti, l’ateismo non è solo l’assenza di certe credenze ma la loro negazione. Gli atei sono non credenti: credono che certe credenze religiose siano false. (Scott F. Aikin, Robert B. Talisse, Ateismo ragionevole, Editore Nessun Dogma, 2015)
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